CALASCIO - MUMMIE RINVENUTE NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
- Scritto da Ivan Cicchetti
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Redazione- Si sono conservati grazie al clima freddo e secco i resti mummificati rinvenuti a Calascio.L’Abruzzo interno, infatti, costituisce un comprensorio di monti e altipiani tra i più elevati dell’Italia centrale. Le sue condizioni ambientali, caratterizzate da clima freddo e asciutto, favoriscono la mummificazione spontanea dei resti umani e la zona è ben nota per i corpi mummificati rinvenuti negli ultimi decenni. Mummie naturali (ovvero conservatesi spontaneamente, senza l’intervento dell’uomo) sono state rinvenute a L’Aquila, Goriano Valli, Navelli, Popoli e Casentino di Sant’Eusanio Forconese. Purtroppo, ad eccezione delle mummie di Goriano, nessuna di queste serie è stata studiata in maniera sistematica, né tantomeno valorizzata adeguatamente, se consideriamo che soltanto pochi esempi sono stati musealizzati lontano dal loro contesto storico-archeologico.Una nuova serie di resti mummificati è stata scoperta recentemente nel borgo di Calascio, rinomata meta turistica e culturale situata a 1.210 metri ed in prossimità del Gran Sasso. Qui fu edificato nel 1594 il convento francescano di Santa Maria delle Grazie, la cui chiesa conserva ancor oggi pregevoli opere rinascimentali. Il pavimento della chiesa conventuale mostra vari tombini in pietra in gran parte sigillati, probabilmente corrispondenti ad altrettanti ambienti di sepoltura. L’ispezione di una di queste cripte, non sigillata, ha consentito di osservare la presenza di bare lignee contenenti almeno sette corpi mummificati ed ancora abbigliati, nonché diversi resti ossei sparsi.
Molto probabilmente le mummie risalgono alla seconda metà dell’Ottocento e appartenevano a laici. La loro conservazione è certamente dovuta al clima freddo e secco della zona ed all’ambiente di sepoltura naturalmente ventilato.La descrizione preliminare di questo importante rinvenimento è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Collegium Antropologicum. Il gruppo di ricerca che ha effettuato il sopralluogo preliminare è guidato da Luca Ventura, anatomopatologo del San Salvatore e Coordinatore Nazionale del GIPaleo (Gruppo Italiano di Paleopatologia), e da Mirko Traversari, bioantropologo ed esperto di DNA antico presso l’Università di Bologna. Dell’équipe di studiosi fanno parte gli speleologi Ilaria Vaccarelli, Mattia Iannella e Luca Castellani del Gruppo Speleologico Aquilano e del Gruppo Grotte e Forre “F. De Marchi” (CAI-L’Aquila). Il loro contributo si è rivelato fondamentale per l’esplorazione fotografica della cripta (a cura del gruppo fotografico “uPIX Fotografia Ipogea”) e sarà determinante per il recupero dei corpi, da effettuarsi integrando le tecniche speleologiche con la stratigrafia tipica dell’archeologia funeraria. Questo primo intervento esplorativo è stato effettuato col supporto logistico del Comune di Calascio, nelle persone del sindaco Paolo Baldi, del
vice-sindaco Gianpaolo Gentile, dell’assessore Annamaria Matarelli e del consigliere Francesca Ferranti.
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