Redazione-A 6 anni dalla scomparsa di mio padre, ho deciso di riprendere il suo lavoro letterario lasciatomi in eredità. La scelta è ricaduta su questo romanzo poiché incuriosito dal titolo, ma poi a mano a mano che lo leggeve me ne sono innamorato. Come molti suoi scritti anche questo contiene delle parti autobiografiche, dove sono riuscito a riconoscere facilmente persone e luoghi, mentre in altre ho faticato a distinguere tra la finzione e la realtà. Ho dovuto ricostruire alcuni punti mancanti dei manoscritti, mentre delle pagine che erano state annotate a penna si erano in parte scolorite, e sono stato costretto a intervenire aggiungendole, sperando di avere rispettato il ritmo della storia. Sono riuscito a realizzare una mappa geografica generale del romanzo, senza tuttavia riuscire a identificare con assoluta certezza il luogo nel viterbese, ove il protagonista Marco Ricci si trasferisce per insegnare; molto probabilmente mio padre si innamorò di quei luoghi quando lavorò alle riprese dello sceneggiato Scaramouche di Daniele D’Anza (interpretato tra gli altri da Domenico Modugno, Raffaella Carrà e Elsa Vazzoler), e il posto di cui lui parla potrebbe essere Bagnaia (una frazione di Viterbo), ma non avendo riscontri né tantomeno indicazioni dettagliate, ho preferito lasciare nel dubbio. Mi è risultato decisamente più semplice individuare il paese dove il giovane Marco Ricci va per il matrimonio dell’amico Giorgio, in quanto si tratta di Pereto, il paesino in provincia dell’Aquila dove mio padre decise andare a vivere.

Chiedo scusa se ho sbagliato la trascrizione delle parti in dialetto (soprattutto per quelle in trevigiano), ma anche qui si trattava di interpretare appunti e correzioni spesso fatte a penna, che non sempre erano comprensibili, tuttavia con un po’ di pazienza sono riuscito a terminare il lavoro.

Infine vorrei ringraziare mia moglie Milena per la pazienza e il quotidiano supporto.

Armando Iadeluca

Chaos

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