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MARIO GIORDANO SUL REFERENDUM CONFERMATIVO DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE

In evidenza MARIO GIORDANO SUL REFERENDUM CONFERMATIVO DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE Costituzione Italiana

Redazione-Sarò uno sfascista, ma l’idea di votare sì al referendum costituzionale mi fa venire la scarlattina agli zebedei. Innanzitutto per un motivo di sostanza: questa riforma fa schifo. È vero che, come dicono molti, non devi cercare il meglio perché il meglio è nemico del bene. Ma qualcuno dovrebbe spiegarmi dove sta il bene in questo caso: in un Senato zeppato di consiglieri regionali (la peggior classe politica che siamo riusciti a esprimere nella storia della Repubblica)? In un bicameralismo fasullo che renderà ancor più farraginoso l’iter delle leggi? In un Parlamento di nominati che si fa sberleffi di ogni forma di contrappeso democratico? In un inevitabile pasticcio che ci farà presto rimpiangere persino le convergenze parallele della Prima Repubblica? E noi dovremmo accettare tutto questo perché? Per dare la possibilità a Renzi di appuntarsi sul petto la medaglia al valor costituzionale? Per mettere un’altra tacca sulla pistola con cui sta uccidendo la speranza di questo Paese?

Dicono che il centrodestra non può tirarsi indietro, deve scegliere il sì al referendum perché questa riforma l’aveva sostenuta all’inizio, perché l’uovo costituzionale è stato covato nel nido comune del Nazareno e dunque cambiare idea ora sarebbe un terribile e insopportabile voltafaccia. Perdindirindina, il voltafaccia, che scandalo, signora mia, che brutta cosa. Come se la politica fosse da sempre il tempio della coerenza, come se nessun partito avesse mai cambiato idea, o bandiera, o posizione, se non avessimo visto il Parlamento popolarsi a ogni stagione di trottole sempre in movimento, giravolte continue, magari per convinzione o anche solo per convenienza. Per dire: solo pochi giorni fa il centrodestra sosteneva con forza la candidatura di Bertolaso a sindaco di Roma. «Non cambieremo mai idea», dicevano. Poi hanno pensato che era meglio cambiare idea e l’hanno fatto. Oplà, senza batter ciglio. È normale. È la politica.

Nel caso del referendum, fra l’altro, non si tratterebbe nemmeno di un vero voltafaccia. Perché il pacchetto delle riforme (costituzionale più legge elettorale) uscito dal cilindro magico di Renzi è assai diverso da quello su cui si stava trattando sotto il cappello del Nazareno. È stato cambiato progressivamente. E radicalmente. Ed è stato cambiato da una parte sola, a colpi di maggioranza, come se la Costituzione potesse diventare davvero proprietà del Giglio Magico, scendiletto dei bisogni del Pd, appena addolcito e ripulito dal lavacro del referendum. In effetti se passa il sì, con il voto di una minoranza di italiani (il quorum, si sa, in questo caso non servirà) avremo l’Italia fondata su una Carta che divide, anziché unire, che lacera anziché compattare. E il centrodestra dovrebbe dare il suo assenso a tutto ciò, dopo essere stato ripetutamente preso a pesci in faccia, soltanto perché all’origine aveva accettato di sedersi al tavolo per discutere le riforme? Magari illudendosi di trovare dall’altra parte un vero statista e non un bulletto istituzionale? Un’apertura al dialogo (in buona fede e poi tradita) dovrebbe legare le mani per sempre? E per quale motivo?

Diciamo la verità: il referendum sulla Costituzione ormai è diventato un referendum su Renzi. Il premier usa questa carta per cristallizzare e santificare il suo potere, gli altri per dire che non sono d’accordo. E allora, a proposito di coerenza: sono vere le cose che vengono ripetute da Berlusconi e dal centrodestra sul regime renziano? Sul suo deficit originario di democrazia? Sulla sua incapacità di gestire l’economia? Sulle tragiche mancanze in politica estera? È vero o no che per colpa di questo governo (mai votato degli italiani) cresciamo meno del resto d’Europa? È vero o no che accumuliamo figuracce internazionali a non finire? Queste affermazioni vengono ripetute continuamente dai leader di Forza Italia. E allora qual è la conseguenza naturale di affermazioni del genere? Provare a fermare chi si macchia di tutto questo? Oppure sostenerlo? E chi è il vero sfascista? Chi prova a ribellarsi allo sfascio di questo Paese dicendo «no»? O chi vuol lasciare procedere il Paese lungo il suo declino, piegando il ginocchio a un servile «sì»?(Fonte:liberoquotidiano.it)

 

 

 

Referendum Confermativo

Ultima modifica ilSabato, 21 Maggio 2016 15:34

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