QUANTO GUADAGNEREBBE L'ITALIA TORNANDO ALLA LIRA: LO RIVELA UNO STUDIO DI MEDIOBANCA
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Redazione-Un documento segretissimo, realizzato da Mediobanca per i suoi clienti più in vista: la grande finanza si sta preparando all'uscita dell'Italia dall'euro, tracciandone costi e vantaggi. E più il tempo passa, spiega Nicola Porro sul Giornale, più ci costerà abbandonare la moneta unica. Primo passo: le "cruciali" elezioni in Francia e in Olanda e poi, probabilmente, in Italia.
Negli ultimi quindici anni, ricorda il dossier, la ricchezza italiana (il Pil) non è cresciuta di un euro e anzi dal 2008 a oggi è sceso di sette punti aggravando la crisi del sistema bancario. Conseguenza inevitabile della mancata crescita l'impossibilità di ripagare il debito, i cui interessi (oggi 69 miliardi di euro l'anno su un debito di 2.173 miliardi) sono la vera zavorra dei conti italiani. Il basso livello dei tassi di interesse, grazie alle politiche espansive della Bce, ci hanno aiutato in questi anni ma non può durare, come già successo negli Stati Uniti. Mario Draghi non può continuare a comprare i nostri Btp, e i nuovi regolamenti europei obbligheranno le nostre banche, tradizionali acquirenti di titoli di Stato, ad alleggerire i propri portafogli per ridurre il rischio.
Questa situazione, spiega il dossier di Mediobanca, "potrebbe prima o poi portare il Paese a considerare una ri-profilazione del debito". Prima opzione: allungamento della durata delle scadenze, una riduzione delle cedole o una combinazione delle due misure. Controindicazione: panico sui mercati. Seconda opzione: la ridenominazione del debito pubblico in lire, tradotto in abbandono dell'euro, e conseguente deprezzamento della lira. "Possono supportare una sostanziale decurtazione del debito e, insieme a una politica monetaria ritornata sovrana, possono creare le condizioni per un genuino rilancio dell'economia italiana". Non è un caso che il Sentix, l'indice che misura la possibilità che l'Italia lasci l'euro entro il 2017, a maggio era dello 0,8% di possibilità e ora è al 16%. Mediobanca delinea a questo proposito tre scenari: rimborsi ancora in euro per i nuovi titoli e in lira per quelli vecchi, sovranità di nuovo alla Banca d'Italia e, terza via, svalutazione del 30% della lira per rendere più conveniente il rimborso del debito. Si tramuterebbe in un risparmio secco di 8 miliardi di euro, cifra però destinata a scendere nel tempo per la diminuzione dei titoli da convertire. Se questa operazione l'avessimo fatta nel 2013, conclude lo studio citato da Porro, avremmo avuto un vantaggio finanziario di 285 miliardi.(Fonte:liberoquotidiano.it)
Eurocrack
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