GIULIO TREMONTI: " LA CRISI ECONOMICA NON E' MAI FINITA. ECCO PERCHE' IL POPULISMO AVANZA"
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Redazione-"I popoli si stanno ribellando. La talpa populista, figlia della stessa crisi, ha eroso il terreno su cui è stata costruita la cattedrale mercatista e globalista. Il voto dei popoli sta rifiutando l'ingerenza delle élite nella vita degli altri. E dice che non puoi ignorare le paure e le speranze che vengono da fuori (le migrazioni) o dal futuro (i robot). Puoi solo cercare l'equilibrio di un giusto mezzo". Giulio Tremonti, in una intervista al Giorno parla di questo decennio, caratterizzato dalla Grande crisi, e parte da quando tutto è cominciato, nell'agosto del 2007, quando "dalle profondità misteriose del capitalismo finanziario salgono in superficie scosse fortissime, che spezzano certezze fino a ieri assolute". Molti all'inizio non riuscivano a capire che era in corso una crisi vera e propria, "scambiavano quello che abbiamo vissuto come un'esperienza congiunturale, una variante lungo la continuità". A questi "esperti", è mancata "l'analisi delle cause. E invece, per capire gli effetti, devi partire dalle cause".Nel 1989 cade il Muro di Berlino, ricorda Tremonti, "nel '94 l'accordo di Marrakech, con la nascita del Wto, promuove l'ideologia politica del mercatismo. Nel '96 con la seconda presidenza Clinton si forgiano tutti gli strumenti necessari per lanciare la globalizzazione finanziaria: si permettono i derivati speculativi, il risparmio della gente può essere usato per speculare e non solo per investire, si rende possibile la commistione banche d' affari-società di capitali, le operazioni finanziarie si fanno senza più rapporto con la realtà, vere e proprie scommesse. Un assetto non tanto deregolato, ma molto di più: dominato dall'anomia, in cui ideologia e rete si autoalimentano".
Si impone così "un mondo nuovo per l'uomo nuovo. Un mondo che pone, sicut Deus, il mercato sopra tutto. Sopra i popoli, sopra i Parlamenti, sopra la democrazia, sopra le tradizioni. Con un potere finanziario, politico, accademico che tende a questo obiettivo attraverso una sconfinata quantità di legislazione mirata a cancellare le differenze, le origini".
Tra il 2008 e il 2011 Tremonti ha gestito il terzo debito del mondo come ministro dell' Economia: "E infatti fin dalla primavera del 2008 un capitolo del programma del Pdl è dedicato a una crisi che arriva e si aggrava. Non solo: il primo atto del governo fu il decreto legge dei tre anni per mettere al sicuro i conti. E nel maggio del 2011 il governatore Draghi riconosceva che la gestione del pubblico bilancio era stata prudente, che l'obiettivo del pareggio era appropriato e che le correzioni necessarie potevano essere inferiori a quelle dell'area Euro".
Nel 2011 "crollano le banche francesi e tedesche e, per oscurare le colpe dei più forti, si scatena la speculazione contro l' Italia, dove troppi sono ansiosi di fare, come nel Cinquecento, la chiamata dello straniero. Habermas lo definì un dolce colpo di Stato. Un colpo di Stato realizzato con lo spread. Oggi comunque i migliori manuali spiegano che i colpi di Stato si fanno non con gli spread ma facendo saltare le banche. E anche questo vuol dire che la crisi non è finita".(Fonte:liberoquotidiano.it)
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