QUATTROMILA SONO I FIGLI DEI SACERDOTI: UN PROBLEMA PER LA SANTA SEDE
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Redazione-I figli dei preti rappresentano un problema di sempre più stretta attualità per la Chiesa cattolica.La questione è legata a doppio filo con l'apertura di Bergoglio verso i viri probati e l'estensione del sacerdozio ai padri di famiglia:dando la possibilità ai sacerdoti di sposarsi o ammettendo nel clero uomini già sposati, infatti, si risolverebbe il tutto alla radice. Almeno in riferimento ai casi futuri. Ma prescindendo dalle possibili svolte aperturiste del papa e dai contrari e dai favorevoli a questa che per ora rimane un'ipotesi, a far riflettere sulla vicenda sono soprattutto i numeri dei coinvolti. I figli dei preti, infatti, sono tanti:quattromila secondo Coping international. Michael Rezendes, del Boston Globe, membro di Spotlight, giornalista reso celebre dall'inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa, è stato tra i primi ad accorgersi delle proporzioni del fenomeno e in un'inchiesta divisa in due parti ha posto un focus su quella che per il membro del famoso team del Globe è una vera e propria "legione invisibile di segregazione e abbandono". E il comitato preposto dell'Onu aveva già chiesto al Vaticano di "stabilire il numero dei figli messi al mondo da preti cattolici, scoprire dove si trovano e prendere tutte le misure necessarie per assicurare che i diritti di quei bambini a conoscere i loro genitori e a ricevere le loro cure siano rispettate".
Pochi giorni fa, poi, anche il Giorno ha affrontato "le storie e destini dei figli dei preti". Dopo la pedofilia, insomma, questo dei figli dei sacerdoti rischia di divenire un altro grande filone giornalistico-mediatico riguardante gli scandali interni alla Chiesa. E così, il Vaticano ha cominciato a prendere le contromisure. La Santa sede, infatti, ha deciso di affrontare per la prima volta di prendere la strada delle vie ufficiali: la Pontifica commissione per la tutela dei minori, un organismo istituito da Papa Francesco nel 2014 al fine di contrastare la presenza della pedofilia tra il clero e più genericamente per la tutela dei bambini all'interno delle istituzioni ecclesiastiche cattoliche, ha scritto a Coping International, l'associazione mondiale che rappresenta i figli dei preti. L'ente - si legge sul sito di Coping - è un'organizzazione volontaria tesa alla promozione del benessere dei figli di sacerdoti e di religiosi di tutto il mondo. "Lavoriamo - specifica l'associazione - accanto alla Chiesa, incoraggiando l'apertura verso le persone colpite da questo problema". I figli dei preti, infatti, sono spesso vittime di disagi psicologici, economici e sociali. Basti pensare che nella maggior parte dei casi, chi nasce da un uomo legato al vincolo del celibato è destinato a crescere senza un padre, con tutto ciò che ne consegue.
"Nella riunione più recente della Pontificia commissione per la tutela dei minori - si legge nella lettera destinata a Coping dello scorso 24 ottobre - è stato deciso che il gruppo di lavoro incaricato di definire gli orientamenti dovrebbe prendere in considerazione la stesura di linee guida sulla questione dei figli dei preti". Il Vaticano ha deciso di intervenire ma, specifica la missiva, "il problema è complesso e necessita di un'attenta valutazione". Il diritto canonico - come ha sottolinato il Giorno - non prevede una normativa specifica che copra questo genere di fattispecie, ma si limita ad affermare gli obblighi di celibato e continenza per i sacerdoti. Quello che l'associazione e i figli dei sacerdoti si aspettano dalla Santa sede, in fin dei conti, è che quest'ultima rilasci delle norme atte a sanare un vuoto legislativo o regolamentare difficilmente giustificabile. I primi a pronunciarsi giuridicamente sulla questione, sono stati i vescovi irlandesi che nell'agosto scorso hanno rilasciato delle linee guida sul tema, soffermandosi sul fatto che, seppur mediante "il discernimento caso per caso", sia "indispensabile" che il sacerdote "non fugga dalle proprie responsabilità".
"Le necessità del bambino - hanno scritto i vescovi irlandesi - devono venire per prime!". A fare da sfondo a tutta la questione, si diceva all'inizio, c'è il tema del sacerdozio. Vincent Doyle, rappresentante di Coping International e figlio di un sacerdote, sostiene che il sacerdozio e la paternità siano assolutamente compatibili. Con lui, ovviamente, anche una schiera di teologi progressisti. Il cardinale Sean O' Malley, invece, membro dal 2014 della Pontificia commissione per la tutela dei minori, la pensa diversamente:"Se un prete è padre, ha l' obbligo morale di lasciare il ministero". La questione, in definitiva, intreccia i destini psicologici dei figli di sacerdoti con quello universale della Chiesa cattolica. Dalle linee guida per affrontare il problema, che per Michael Rezendes è "sistematico", potrebbe passare una buona parte del futuro del cattolicesimo.
In Vaticano, nel frattempo, si studia il da farsi.
Fonte:Francesco Boezi-ilgiornale.it
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