BUON NATALE A TUTTI I LETTORI DI CAVALIERENEWS
- Scritto da Valter Marcone
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«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».Ecco l'annuncio dell'Arcangelo a Maria. Che è poi un annuncio per l'intera umanità. Per me, per te, per tutti noi.
E nell'allegria di questo annuncio c'è l'augurio che tutti noi ci facciamo reciprocamente.
Il Direttore, la redazione, i collaboratori e quanti lavorano alla realizzazione quotidiana di Cavalierenews , augurano un buon Natale ai lettori .Un augurio di pace e di serenità negli affetti familiari e dentro quella grande speranza di un avvenire sempre più in grado di realizzare le promesse della vita di ciascuno e di tutti in una società egalitaria e giusta .
Il Natale : una promessa realizzata finalmente nell'annuncio dell'arcangelo : “l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Ma soprattutto sta in quella meravigliosa disponibilità : “ «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Se Abramo concepì Isacco per la fede nella promessa di Dio “e divenne padre di molti popoli” (cf. Rm 4,18-22),ugualmente Maria concepì Gesù per mezzo della fede.
Ecco venne donato un bambino al mondo. E proprio nella figura di questo bambino noi guardiamo la fragilità dell'uomo e di tutte le cose che opera. Un bambino : il verbo che si è fatto carne per annunciare al mondo una buona novella ormai da due millenni che ci separano da quell' evento. E sono parole importanti oggi più di ieri. La parola dunque .Le parole che oggi sentiamo ripetere mentre ci domandiamo : ma quelle parole che contengono la continua riscrittura del mondo, come sono state accolte? E soprattutto come l'uomo di oggi aderisce alla loro accoglienza per poterne continuare a parlare e dimostrare la loro validità.. Come l'uomo di oggi prepara loro un posto adeguato e mette assieme tutte quelle azioni per realizzare la concretezza di quelle parole ?
Siamo chiamati a «rendere ragione della speranza che è in noi» (1Pt 3,15). Proprio così . “Rendere ragione “ che è un'espressione pregna di molti significati; rendere ragione significa oggi non solo parlare di pace, giustizia, uguaglianza, solidarietà ,ma lavorare per realizzare quello che queste parole vogliono dire.
Così significa dunque impegnarsi per scongiurare in tutti i modi possibili ogni evento di guerra ,oggi come ogni giorno, ricordando quanto la guerra,tutte le guerre, sia inaccettabile. Vivere con la costante minaccia di bombardamenti, sopravvivere tra le rovine di paesi e città, vedere annullata la propria vita per bambini, giovani, vecchi, uomini e donne perchè senza più capacità di futuro , come purtroppo succede in molti Paesi del mondo, è disumano. Ricordare, parlare, affrontare discorsi quali la guerra, i grandi conflitti geopolitici, il terrorismo, ecc, è un lavoro necessario .
Come è necessario lottare contro la povertà e le povertà nel mondo e nel nostro paese .Charles Dickens, nel suo “Canto di Natale”, raffigura la società delle Poor Law, leggi di contrasto alla povertà che non solo non raggiungevano lo scopo, ma anzi aumentavano l’esclusione sociale nell’Inghilterra vittoriana, attraverso la segregazione e lo sfruttamento dei meno abbienti nelle workhouse. L’Italia del 2022 è certamente diversa dall’Inghilterra vittoriana ma quel racconto profetico può essere supportato dall'ultimo Rapporto del Censis secondo il quale nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. Con l'aggravante che non esiste infatti una sola povertà. Ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Lottare contro la povertà significa allora ricucire divari territoriali , di genere, tra generazioni, di opportunità, povertà ,reddituali, educative, sanitarie, energetiche . Significa colmare le differenze e le diseguaglianze , quelle che vengono indicate anche dal Rapporto Caritas – presentato lo scorso 17 ottobre in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà -,in cui si evidenzia che le famiglie in povertà assoluta in Italia risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).
Significa rendere la scuola , la sanità e il lavoro più rispondenti alle esigenze dei singoli e dell'intera comunità anche attraverso un cambiamento radicale. Insomma avere attenzione a questo fenomeno significa in definitiva realizzare l'insieme delle misure volte a sostenere i redditi delle persone e delle famiglie, con particolare riguardo agli interventi di inclusione attiva, finalizzati alla graduale conquista dell'autonomia. Quindi con uno sguardo concreto all'analisi quantitativa e qualitativa dei fenomeni emergenti di povertà, allo studio delle condizioni di povertà estreme e alla definizione delle modalità appropriate di intervento.
Avere anche attenzione per quanti chiedono al nostro paese e alla nostra Europa un asilo. Negli anni 70 il saldo migratorio italiano diventa per la prima volta positivo, ponendo fine allo storico processo di emigrazione iniziato un secolo prima. L’Italia è oggi un Paese di immigrazione, con oltre cinque milioni di stranieri regolarmente residenti (ISTAT, 2020), in valore assoluto dopo la Germania (che ne ha oltre 10 milioni), il Regno Unito (con oltre 6 milioni) e con un numero di presenze analoghe a quelle francesi e spagnole. L’immigrazione è ormai un consolidato tratto distintivo della società italiana e l’integrazione degli immigrati una questione cruciale, così come lo è nei tradizionali paesi europei di arrivo.
Sono 736 milioni le persone che nel mondo vivono con meno di 1,90 dollari al giorno. Ogni minuto nel mondo 24 persone sono costrette ad abbandonare la propria casa per fuggire dal pericolo di morte o di privazione della libertà o per ovviare ai bisogni primari. Il proposito sintetizzato nello slogan “Aiutiamoli a casa loro” è rimasto sulla carta mentre guerre, faide politiche, dittature, persecuzioni, corruzione, dissesti finanziari oltre ai disastri naturali continuano ad essere le cause principali di queste ondate migratorie .“L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione delle migrazioni nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue”. Sono le parole usate dai ministri dell’Interno dei quattro Paesi citati. In realtà Frontex , l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne , nel suo ultimo report ha rilevato 275.500 ingressi irregolari alle frontiere esterne dell’Unione dall’inizio del 2022. Una cifra che rappresenta un aumento del 73 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ed è la più alta dal 2016. Ma la rotta del Mediterraneo centrale, che pure ha visto un aumento importante, del 48 per cento con 79.140 ingressi, non è quella più battuta in assoluto: la rotta dei Balcani occidentali (che percorre il confine tra Bosnia e Croazia e poi quello non Schengen tra Croazia e Slovenia) continua a essere la quella più attiva verso l’Unione Europea, con 128.438 rilevamenti dall’inizio del 2022, quasi tre volte di più rispetto a un anno fa, e oltre 22.300 solamente nel mese di ottobre. Quando nello stesso mese , Italia, Grecia, Malta e Cipro hanno gridato all’emergenza per 7.071 arrivi certificati. Meno di un terzo di quelli giunti dal Balcani.
È vero che l’Italia è, di gran lunga, il Paese in cui avvengono più sbarchi: nel 2022 sono stati 92mila, secondo i dati del Viminale aggiornati al 15 novembre, in aumento del 60 per cento rispetto allo scorso anno. Ed è vero che gli hotspot italiani ospitano al momento circa 100mila persone. Se è vero che la maggior parte dei migranti arriva in Italia (ma non tutti) e che i numeri previsti dall’accordo di redistribuzione volontaria sono poverissimi (appena 117 finora su 8mila previsti), l’Italia non è affatto prima in quanto a a domande di asilo ricevute in assoluto : nel 2021 la Germania ne ha ricevute 190.54, la Francia 120.685, la Spagna 65.295. L’Italia è quarta in Europa con 53.610. Stesso ordine di classifica per numero di persone che attualmente hanno già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiati: in Germania sono1,49 milioni, in Francia 543mila, in Italia “appena” 191mila. Ma il nostro Paese scende ulteriormente in classifica se si rapporta il numero di richiedenti asilo alla popolazione: ci precedono anche l’Austria, l’Irlanda, il Belgio, la Danimarca, le stesse Malta e Cipro.
E dunque Natale anche in questo caso quest’anno, in particolare, “ci chiama a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo, migranti, profughi e rifugiati, in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate da ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici”. Con queste parole papa Francesco ha invitato, ancora una volta, a soffermarsi sul dramma di quanti sono costretti a scappare dalla loro terra ricordando che “per lasciare tutto, casa, parenti, patria, e affrontare l’ignoto, bisogna avere patito una situazione molto pesante”.
Anche Gesù, ha spiegato, “proveniva da un altro luogo” ed “è venuto ad abitare in mezzo a noi, in mezzo ai nostri limiti e ai nostri peccati, per donarci l’amore della Santissima Trinità”. “Quando l’ira violenta di Erode si abbatté sul territorio di Betlemme, la Santa Famiglia di Nazareth visse l’angoscia della persecuzione e, guidata da Dio, si rifugiò in Egitto”, ha affermato Bergoglio sottolineando che “il piccolo Gesù ci ricorda così che la metà dei profughi di oggi, nel mondo, sono bambini, incolpevoli vittime delle ingiustizie umane”.
In questo augurio dunque ho declinato alcune parole ,pace, giustizia, uguaglianza, solidarietà ,( ma ce ne sarebbero molte altre ancora ) che fanno del Natale una festa concreta dal punto di vista umano anche se nello stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo. “Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita; questo giorno beato racchiude in sé i secoli futuri; esso è uno e molteplice. Sia dunque anche quest’anno simile a te, e porti la pace fra il cielo e la terra”. Esprime così il desiderio del Natale del Signore Efrem il Siro, un poeta del IV secolo. “Gesù posto nella mangiatoia è il cibo dei giumenti che siamo noi”, scrive invece il cantore del desiderio di Dio Sant’Agostino, che conclude un suo discorso sull’Incarnazione del Verbo ricordandone il significato profondo: “Voi siete il prezzo dell’incarnazione del Signore”. Soffermandosi sul paradosso di un Dio uomo anche Sant’Ambrogio evidenzia con grande lirismo che Gesù Bambino “volle farsi pargolo, volle farsi bimbo, perché tu possa divenire uomo perfetto; fu avvolto in pochi panni perché tu venissi sciolto dai lacci di morte; giacque nella mangiatoia per collocare te sugli altari; scese in terra per elevare te alle stelle; non trovò posto in quell’albergo perché tu potessi avere il tuo nella patria celeste. Da ricco che era, si fece povero per voi – dice l’apostolo – perché per la sua povertà voi diventaste ricchi. Quella povertà è dunque la mia ricchezza, la debolezza del Signore è la mia forza. Volle per sé ristrettezze e per noi tutti l’abbondanza”.