RENZI RISCHIA SUL REFERENDUM, LA MERKEL CORRE IN SUO AIUTO
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Redazione-Il faccia a faccia tra Metteo Renzi ed Angela Merkel, organizzato nella cornice della fabbrica Ferrari a Maranello, potrebbe andare ben oltre il classico confronto per fare il punto su politica europea e rapporti fra i due paesi. Il piatto forte potrebbero infatti essere i timori incrociati sulle rispettive popolarità, declinate sul referendum costituzionale italiano e le elezioni politiche tedesche.
Secondo un report di Dagospia, Angela Merkel è terrorizzata dal referendum di Renzi. Teme che se lo perdesse, la conseguente instabilità finanziaria potrebbe coglierla proprio all’inizio della campagna elettorale. La Merkel sa perfettamente che, in qualunque caso, il prossimo sarà un governo di coalizione. Ma bisogna vedere se ancora a trazione popolare (il suo Cdu od il Csu, partito cugino della Baviera) o se a prevalenza socialista, come teme.
Per queste ragioni, domani a Maranello – fuori dall’ufficialità – la Cancelliera proverà a chiedere a Renzi cosa può fare per fargli vincere il referendum. A Palazzo Chigi la lista è pronta. A margine del vertice bilaterale, Padoan e Schauble proveranno a verificare – in via riservata – la possibilità di mettere giù uno schema per modificare l’equazione matematica alla base del deficit strutturale. In modo tale da presentare le soluzioni al Consiglio europeo informale di Bratislava. Sembra che Schauble, proprio per le paure della Merkel sul referendum, abbia fatto minime aperture agli sherpa di Padoan sul peso specifico da assegnare al deficit strutturale.
Il prossimo anno Renzi, sempre secondo il report di Dagospia, non potrà rispettare l’impegno per un deficit all’1,8%, come promesso. Al momento al ministero dell’Economia si sta ragionando sul 2,4/2,5%, gli stessi livelli con cui il governo conta di chiudere quest’anno. La prossima manovra, che prenderà il nome di “Legge di Bilancio” e non più “Legge di Stabilità” (ma sempre della Finanziaria si parla), quindi infrangerà la prima regola del Patto di Stabilità: riduzione del deficit dello 0,5% all’anno. Non conterrà la riduzione dell’Irpef. Forse troverà spazio una sforbiciata del cuneo fiscale (meno tasse per lavoratori ed imprese) per circa 3 miliardi. E, si dice, anche una revisione del modello contrattuale, favorendo il rinnovo decentrato (a livello aziendale) dei contratti. Resta sempre da capire come verranno coperti i 15 miliardi necessari per evitare l’aumento dell’Iva, conseguente alle clausole di salvaguardia.
Referendum Costituzionale
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