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FONDAZIONE CASSAMARCA | IL MESE DELLA MONTAGNA

Cascata Fanes_Perer A Cascata Fanes_Perer A

Redazione- Dall’1 al 30 aprile Casa dei Carraresi ospiterà “Il Mese della montagna”, iniziativa voluta dalla Fondazione Cassamarca per celebrare il legame tra Treviso e la montagna.Si ricorda, infatti che la Fondazione Cassamarca, in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa di riferimento, ha sempre avuto tra i settori rilevanti a cui rivolge la sua mission, oltre all’arte attività e beni culturali e alla ricerca scientifica e tecnologica anche la protezione e la qualità ambientale. 

Molte le iniziative in programma, tutte a ingresso gratuito, tra le quali 10 mostre, 9 conferenze, un convegno regionale FISI, una serie di attività collaterali e una campagna raccolta fondi per il progetto del CAI Veneto “Montagna inclusiva”. 
LE MOSTRE
L’intera area espositiva di Casa dei Carraresi ospiterà 10 mostre che celebrano la montagna. Sarà possibile visitare due esposizioni di quadri, con le opere di Narci Simion e una selezione di opere della Fondazione Cassamarca. Presenti anche cinque rassegne dedicate ad altrettanti fotografi, una selezione di riproduzioni di manifesti gentilmente concessi dal Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, una rassegna dal Fondo Giuseppe Mazzotti per la Civiltà Veneta e una dedicata ai 100 anni dell’UOEI a Treviso. Il tutto per consegnare una visione a 360° del mondo della montagna.
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Personale di Narci Simion, pittore di montagna
“Nella sua pittura lui ci distilla dentro tutta una vita fatta di mille interessi. Ed è scavando in questo sedimento che, pian piano, si cominciano a cogliere le molteplici contaminazioni che rendono le sue opere 'dialoganti' con il presente.
Narci ha saputo coniugare gli insegnamenti delle vecchie scuole paesaggistiche mitteleuropee e l'altrettanto antica pittura orientale; soprattutto in alcune inquadrature, ed ancor più in certe pennellate, non si possono non scorgere la lunga frequentazione e lo studio della pittura Zen giapponese.
L'altra contaminazione introdotta da Narci, assolutamente eccentrica rispetto alla montagna, è quella con l‘opera di Moebius. Determinati paesaggi di alta quota riecheggiano sicuramente le atmosfere presenti nelle tavole dell'illustratore francese, in particolare quelle relative agli ambienti che raffigurano impervi e lontani pianeti. E per finire, quell'insistere in tanti acquerelli sulla scala dei grigi, quasi non si potessero usare i colori, come a negarne l‘esistenza. Chi fa venire in mente, se non i grandi fotografi di montagna? Uno per tutti: Ansel Adams”.
Narci Simion (Primiero San Martino di Castrozza, 1953), si diploma Maestro d’Arte in Decorazione Pittorica presso l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa. Successivamente frequenta l’Istituto d’Arte “ai Carmini” di Venezia, conseguendo la Maturità Artistica presso l’Istituto “Vittoria” di Trento. Si iscrive quindi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ma lascia i corsi inseguendo altre aspirazioni e viaggiando attraverso Medio Oriente, Asia, Africa e Australia. Appassionato sciatore e alpinista, ottiene la qualifica di Guida Alpina ed entra nel Gruppo Aquile di San Martino di Castrozza e Primiero, del quale diventa Capogruppo, esercitando la professione di Guida, Soccorritore Alpino e consulente per lavori alpinistici speciali. È stato fondatore e presidente di “Aquile magazine”.
Nelle sue opere pittoriche Narci Simion utilizza tecniche tradizionali, quali l’acquerello e la pittura a olio, dipingendo con uno stile che prende a modello la pittura dei paesaggisti ottocenteschi considerati inesauribili fonti di ispirazione. Le sue preferenze si rivolgono in particolare a coloro che, in qualità di pittori-alpinisti, vennero definiti “Kunstmaler des Hochgebirge”, cioè “pittori artistici delle alte quote”, le cui fortune vennero meno con l’avvento graduale della fotografia di montagna.
Predilige la rappresentazione di scenari dolomitici, in particolare le spettacolari vedute delle “montagne di casa”: le Pale di San Martino. Le solitudini dolomitiche e le località discoste dai grandi paesaggi iconografici, immerse talvolta in una luce fascinosa, sono caratterizzate da caotici e casuali accumuli detritici: alla suggestiva “vita” delle rocce in costante, lentissima metamorfosi, il pittore dedica il suo sensibile sguardo. Ama dipingere anche soggetti minimalisti e dismessi, ispirati al grande patrimonio rurale ancora esistente nei borghi dolomitici.
Ha realizzato in passato alcune mostre personali in ambiente valligiano e, dopo un lungo periodo di assenza per approfondire la propria ricerca in campo artistico, ha ripreso ad esporre e ha partecipato, nel dicembre 2022, alla mostra collettiva “Montagne” presso il Palazzo delle Miniere a Primiero.
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Selezione di opere del Fondo Mons. Bortolan
della Fondazione Cassamarca
Dalla collezione artistica della Fondazione Cassamarca, che comprende circa 3000 opere d’arte, e in particolare dal ‘Fondo Mons. Gino Bortolan’, sono stati selezionati 32 quadri e opere grafiche di artisti del Novecento che hanno come tema conduttore la montagna. Un’esplorazione rivolta sia alle prime Avanguardie Artistiche del Novecento sia a quelle a loro più contemporanee, nazionali, europee o d’oltre oceano. Le opere, in maggior parte di grafica, spaziano dai paesaggi montani alle colline, dai boschi agli spazi metafisici. Tra gli artisti presenti si ricordano: Antonio Pedretti, Graziella Da Gioz, Giovanni Pontini, Gino Krayer, Robert Simon, Carla Horat, Francesco Piazza, Susanna Nagy, Antonio Giosa, Hildegard Putz, Marisa Benetti, Rina Ferri, Carlo De Roberto, Federica Galli, Arnaldo Battistoni, Luigi Marcon, Lionello Fioretti, Anna cantoni, Mario Colonna, Gianni Marchello, Liliana Zanotti. 
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I FOTOGRAFI
“Lassù”, di Beniamino Pisati
In Valtellina, nel cuore delle Alpi, ogni estate le mucche vengono spostate dal fondo valle ai pascoli in altura (tra i 1500 e 2000 metri), dove la qualità e varietà dell’erba donano ai formaggi una qualità sopra la media. La lavorazione del latte in quota porta con sé difficoltà a causa dell'asprezza del territorio: non ci sono strade, spesso l’energia elettrica non arriva, gli alloggi sono umili. Occorre grande forza, sacrificio e dedizione.
Il mondo pastorale ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia della civiltà e in letteratura è sempre stato celebrato come idilliaco e spensierato. L’aggettivo bucolico viene dal greco boukolus, pastore di buoi. E’ stato ed è fondamentale per l’ambiente: senza gli alpeggi scomparirebbero i pascoli, molte forme di vita si estinguerebbero, aumenterebbero i dissesti idro-geologici, il territorio diventerebbe più povero, monotono, inospitale e perderebbe completamente l'attrattiva turistica. 
Pisati ricerca i luoghi e le atmosfere che ha vissuto fin da bambino: il suono del latte munto che batte sul secchio di alluminio, i campanacci delle mucche, il vociare dei pastori per tenere a bada le bestie, l’odore acre del fumo durante la cottura del latte, le fronde degli abeti mosse dal vento.
In un mondo dominato dalla fretta, che ha perso il senso del ‘presente’ e trascura i segni del passato, Lassù esiste ancora un mondo rurale senza tempo,  profondamente radicato nella cultura contadina alpina e che scandisce la vita di questa gente e delle sue vallate,  importante  non solo dal punto di vista economico, grazie alla produzione di rinomati formaggi, ma soprattutto per gli aspetti storici e culturali che questo mondo conserva e rinnova, un patrimonio inestimabile che costituisce la memoria di modi di governo delle risorse naturali, di antichi saperi, di economie sostenibili. 
Beniamino Pisati, classe 1977, originario di Milano e residente a Sondrio, lavora come fotografo professionista freelance. È specializzato in reportage geografico e collabora attivamente con riviste e agenzie del settore. Dal 2009 organizza workshop di fotografia di viaggio in Italia e all’estero. Ha ricevuto diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra i quali il primo premio al Travel Photographer of the Year. Da oltre 10 anni documenta lo stretto rapporto tra uomo e ambiente negli alpeggi della Valtellina. Ha vinto, tra gli altri, il  "TPOTY" Travel Photographer of the Year Contest 2021 - Portfolio category - "People and their life",URBAN 2020 Photo Awards portfolio category; Finalist at KOLGA PHOTO 2020; Finalist at WORLD REPORT AWARD 2020 single shot; 2nd place to 10° Premio Maria Luigia of Colorno with "Lassù" a portfolio with 18 images focussed on rural life in the Alps; 2nd place to Portfolio Italia Fujifilm Gran Prix; Second place at "TPOTY" Travel Photographer of the Year Contest - Portfolio category 2019;  Honorable Mention at 2017 "LHSA - The international LEICA society", Documentary Category; Honorable Mention at Siena International Photo Award (SIPA) 2017; "TPOTY" Travel Photographer of the Year Contest 2016 - Portfolio category - "Adventures & Journeys";  Second  place at the 2016 "LHSA - The international LEICA society", Documentary Category; Finalist and Special Mention  at "TPOTY" Travel Photographer of the Year Contest 2015 - Portfolio category;  Finalist  and Special Mention at "TPOTY" Travel Photographer of the Year Contest 2014 - One Moment category; Gold - Silver - Bronze Awards at the Nikon Contest Fiof Awards (Reportage category); Silver Awards at the Nikon Contest Fiof Awards (Reportage category) 2012; Finalist and Silver Award at the Fep European professional photographer of the year 2012 (reportage category); BEST WORK  and Winner at Obiettivo Agricoltura International Contest 2011; Second place at  National Geographic contest, place category 2011;  Gold Award at the Fep European professional photographer of the year 2011 (reportage category).
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“Emozioni tra le cime” di Alberto Perer
La mostra “Emozioni tra le cime” racconta le sensazioni provate durante le camminate tra valli e vette delle Alpi, in particolare nell’ambiente Dolomitico, sia attraverso la fotografia in bianconero che a colori.  La selezione di opere prevede una serie di fotografie in bianconero in cui l’autore ha cercato di valorizzare le forme e i lineamenti che rappresentano i caratteri unici di ogni soggetto.  Il bianconero non è casuale o una banale alternativa in post produzione, ma una scelta espressiva che nasce già in fase di scatto e, come insegnano i grandi maestri, non essendoci i vincoli dei colori, lascia spazio all’interpretazione dell’osservatore.  Nelle fotografie a colori rappresenta non solo le scenografie suggestive create dalla natura in determinaste condizioni, ma anche i caratteri naturalistici propri di quell’ambiente. Molte foto nascono a mano libera “zaino in spalla” catturando l’attimo, altre sono frutto di attese e salite prima dell’alba o al tramonto, alla ricerca della migliore luce e composizione.
Aberto Perer, classe 1978, da sempre risiede a Treviso. Socio della sezione di Treviso del Club Alpino Italiano è un Operatore Naturalistico Culturale del Comitato Scientifico Veneto Friulano Giuliano del CAI. Grande appassionato di fotografia di montagna e naturalistica, con le sue foto è anche tra i sostenitori della Fondazione Dolomiti UNESCO.  Nel suo stile fotografico, con il passare degli anni, ha dato sempre più spazio all’aspetto interpretativo che trova la sua espressione più alta nella fotografia in bianconero. Nella sua attività escursionistica, oltre alle Dolomiti, ha visitato diversi ambienti delle Alpi Occidentali, dell’Austria e Croazia.  Tra le attività all’interno del CAI, ha curato il progetto “Rifugi e Dintorni” del Comitato Scientifico Centrale per i rifugi Pradidali, Treviso ed Antelao della sezione di Treviso, che ha visto la stesura per ognuno di un pannello descrittivo al fine di fornire all’escursionista una lettura dell’ambiente circostante. Ha organizzato corsi naturalistici legati all’ambiente montano, all’emergenza climatica e sulle Dolomiti.  Come membro del Comitato Scientifico Regionale VFG del CAI ha collaborato all’organizzazione del 3° e 4° Concorso fotografico in omaggio a Mario Rigoni Stern.  Ha contribuito a diverse pubblicazioni naturalistiche edite e patrocinate dal CAI.
E’ tra gli autori selezionati nel libro “Dolomiti Photo Vol. 2 – I grandi fotografi delle Dolomiti” (edizione Vividolomiti, 2018). Presente nella mostra sugli ecosistemi montani italiani “Una Montagna di Vita” dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse-CNR (2016) e con la “Cascata di Fanes” alla Mostra itinerante in Trentino-Alto Adige “Mountain.Water.Power” organizzata da IMS Photo Contest (2018).
Ha ricevuto riconoscimenti in concorsi e pubblicazioni nazionali e internazionali, tra cui: Monovisions Photography Awards di Londra (Honorable Mention dal 2019 al 2022), Black and White Spider Award (USA), Int’l Photography Awards (USA), «La Pianta e la Pietra» (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR, 2019), “La Cartolina delle Dolomiti – Premio Dino Buzzati 2012”, finalista al concorso Oasis Photo Contest (2012).
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Fragile Bellezza
Viaggio nelle Prealpi e Dolomiti del Veneto
di Alberto Ferro e Cristiano Vendramin
Le montagne del Veneto custodiscono un preziosissimo patrimonio naturale. Questa mostra rappresenta un piccolo viaggio, fatto a passo lento e con gli occhi di due fotografi che condividono una grande passione per la natura della propria regione. La perseveranza e la pazienza nell’attendere particolari condizioni ambientali, ritornando decine di volte negli stessi luoghi, consentono di scoprire scenari e dettagli di istanti irripetibili. Oltre a mostrare la semplice e immediata bellezza della natura, queste immagini vogliono portare l’attenzione alla fragilità di questi ambienti. Ci sono tematiche di cui si sente parlare quotidianamente come i cambiamenti climatici, la crisi idrica, la tempesta Vaia. Forse per molti sono temi distanti, ma per chi passa del tempo a contatto con la natura ci si accorge immediatamente che gli effetti di questi cambiamenti sono assolutamente tangibili. 
Paludi e zone umide si stanno letteralmente prosciugando anno dopo anno a una velocità preoccupante. Le stagioni sono completamente distorte. Gli inverni molto caldi e privi di precipitazioni nevose rendono la montagna irriconoscibile. Prati gialli bruciati dal pallido sole di gennaio si sostituiscono ai pendii carichi di neve che dovrebbero essere la normalità per i mesi invernali. Questa situazione mette in grande difficoltà gli animali come la pernice bianca, che vive in ambienti estremi d’alta quota e basa la propria sopravvivenza sul mimetismo. Sdraiati a terra nell’umido sottobosco ammireremo l’effimera bellezza di piccoli fiori alti 10-15 cm. La rarissima orchidea fantasma, completamente priva di clorofilla, necessita di complesse condizioni climatico-ambientali per completare la sua fioritura. Immaginate poi di restare nascosti per giorni in un piccolo capanno mimetico a spiare il picchio nero in una selvaggia faggeta delle Dolomiti Bellunesi che in primavera esplode di verde brillante. Nulla tutto intorno, se non i suoni del bosco e la vita che scorre armoniosa.
Cristiano Vendramin è avvocato di professione. Da anni è un appassionato fotografo di natura, che ama in tutti i suoi aspetti. E’ socio AFNI per la sezione Veneto e socio CAI per la sezione di Vittorio Veneto. 
L’attrazione per la montagna influenza da sempre i suoi scatti dedicati al paesaggio più intimo, fatto di dettagli e particolari “minori”.  Ha al suo attivo alcuni importanti riconoscimenti nell’ambito dei concorsi internazionali di fotografia naturalistica. Tra questi, una sua foto è stata premiata come vincitrice della categoria “Piante” al prestigioso concorso tedesco Glanzlichter, un’altra immagine è stata segnalata al Narava Contest, concorso di fotografia naturalistica sloveno.
Nel 2022 si è inoltre aggiudicato, con una fotografia del lago di Santa Croce (BL), il “People's Choice Award”, premio assegnato nell’ambito del “Wildlife Photographer of the Year”, il concorso più ambito organizzato dal Natural History Museum di Londra.
E’ possibile visitare il suo sito https://www.cristianovendramin.com/ per “entrare” nella visione del paesaggio di Cristiano. 
Alberto Ferro è un fotografo naturalista e appassionato di fauna selvatica, vive a Preganziol (TV). Socio di AFNI per la sezione Veneto (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani – www.afni.org) crede in una fotografia che sia mezzo di sensibilizzazione per la tutela della natura. 
Collabora da alcuni anni con il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, realizzando mostre personali e collettive dedicate alla natura di questo Parco. Le sue foto sono state pubblicate su Gardenia, sulla rivista Asferico e in alcuni Libri editi da AFNI riguardanti la natura d’Italia e del Veneto. 
Definisce la sua fotografia “lenta”: “Fotografo nei luoghi più vicini a casa, ritornando decine di volte nello stesso posto in ogni stagione. E’ così che si crea un intimo legame tra il fotografo, il luogo e lo scatto.”
Una visita al suo sito www.natureclick.it vi porterà a scoprire le meraviglie della natura a due passi da casa.
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Montagne=emozioni vere di Livio Prandoni
Scatti rubati con il cellulare, veloci, rapidi perché non c’è molto tempo per fermarsi e, in alcuni punti, soprattutto nelle ferrate, sostare è pericoloso.
Livio Prandoni vive con grande privilegio le montagne che ha scoperto dal 2008 e lo hanno accolto a braccia aperte.
Gli scatti che presenta sono tra i più entusiasmanti ed emozionanti che ha vissuto, sono stati realizzati sulle ferrate nelle Dolomiti, salendo sulla Marmolada e su due spedizioni sul Grande Monte Rosa, a quota 4559.
Emozioni vere è il titolo che ha scelto, perchè come ha vissuto nella prima spedizione sul Rosa, quando si arriva in cima con immensa fatica e si raggiunge la vetta, ci si può lasciare andare in un pianto liberatorio di grande soddisfazione.
Non ci sono parole per descrivere quei momenti personali che nessuno ti potrà mai più rubare. Ha fatto sua una frase del grande alpinista Simone Moro che dice: ALLENATI mentre gli altri dormono, RESISTI mentre gli altri mollano, alla fine vivrai quello che gli altri SOGNANO. 
Livio Prandoni nasce a Busto Arsizio nel 1959. Inizia a fotografare all’età di 19 anni, ma seriamente dal 2009 ricercando immagini che lo possano affascinare, emozionare e fare emozionare. Partecipa nel 2012 e 2013 alla mostra collettiva a Citerna Fotografia (PG) con Maxartis (un portale di fotografia “ormai scomparso”) e nel 2013, 2014, 2015, 2016 alla mostra collettiva a Lucca sempre per Maxartis. Ha esposto più volte in collettiva in galleria d'arte contemporanea Wikiarte a Bologna. Ha pubblicato foto nei siti MAXARTIS, 500PX, SPREAFOTO CANON, PHOTOVOGUE, Nel novembre del 2013 una sua foto è selezionata per il Photolux Festival, mostra Internazionale di Fotografia a Lucca, indetto da Vogue Italia. Nell' Aprile del 2015 il National Geographics pubblica una sua foto del giorno dal titolo "Gran Torino ". Vanta cinque pubblicazioni sul mensile Canon Edition Photo-Professional (n.19, n.25, n.44, n.53, n.11). Ha esposto per cinque anni consecutivi in Casa dei Carraresi in mostre collettiva con altri 70 artisti provenienti da tutta Europa. Nel dicembre 2017, in occasione della mostra “5 idee di fotografia” ospitata a Palazzo dei Trecento a Treviso, ha esposto dieci foto di architettura moderna, in mostra collettiva con altri quattro artisti del circolo Venetofotografia.
Montagna Veneta, un territorio lacerato. 
Dal bianco & nero al colore
A piano terra di Casa dei Carraresi, troverà spazio la mostra fotografica itinerante realizzata dal CAI Veneto e dedicata alle calamità naturali abbattutesi sulle montagne venete nell’ottobre 2018, raccolte sotto il nome di “Tempesta Vaia”. Come tutti ricordiamo esse hanno pesantemente ferito il territorio. Oggi i segni del passaggio della violenta perturbazione sono ancora ben visibili, con montagne e valli in alcuni tratti praticamente irriconoscibili. Si stima che la tempesta abbia danneggiato più di 40 mila ettari di superficie boschiva delle Alpi orientali. Il numero degli alberi schiantati, per lo più abete rosso, si avvicina ai 14 milioni. Ma Vaia ha colpito anche case private, auto e capannoni, scoperchiati dalla furia del vento, ha eroso le sponde dei torrenti, ha provocato frane, ha abbattuto tralicci dell’alta tensione e teleferiche, ha divelto ponti e massicciate stradali. Ci vorrà molto tempo per curare le ferite della montagna. Le immagini delle devastazioni ricordano, nella loro drammatica evidenza, per sorprendenti somiglianze, i luoghi della montagna veneta diventati scenari di guerra e devastati cent’anni prima dalla furia distruttiva dei combattimenti. Accostando le fotografie del fronte della Grande Guerra con quelle del passaggio della Tempesta Vaia emergono delle singolari analogie: singolare la coincidenza cronologica, singolare la somiglianza nei dettagli della devastazione: boschi distrutti, tronchi spezzati e divelti, case in rovina, vallate sconvolte. Il CAI, Gruppo Regionale del Veneto, ha sostenuto, di concerto con la Regione Veneto, lo sforzo della ricostruzione con le comunità montane e i singoli comuni montani, tramite il lavoro dei propri volontari impegnati in particolare nel ripristino della rete sentieristica e nella riapertura dei rifugi alpini in quota. Alla luce dell’esperienza maturata ritiene opportuno promuovere, nel mondo della Scuola e con una motivata attenzione alle giovani generazioni, una iniziativa di informazione e di sensibilizzazione sul rapporto inscindibile di integrazione tra ambiente e cultura che caratterizza la storia della montagna veneta e delle comunità che la popolano. Lavorando sul raffronto comparativo potranno emergere le somiglianze dei segni impressi sulla montagna veneta, tra gli sconvolgimenti della guerra e quelli della tempesta, i primi provocati dalla volontà di distruzione dell’uomo, i secondi dovuti alla furia di elementi naturali forse però innescata ancora una volta dall’uomo stesso. Si confida, stimolando la partecipazione all’iniziativa, di far maturare conoscenza e memoria storica sugli errori commessi, consapevolezza critica sulle conseguenze delle azioni umane, cultura di pace nella risoluzione e della prevenzione dei conflitti, nonché rispetto verso gli equilibri dell’ambiente naturale percepito come bene collettivo da tutelare per garantire un futuro dell’umanità. 
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LA STORIA 
100 anni di Treviso in montagna
con l’Unione Operaia Escursionisti Italiani – UOEI
Aveva appena vent’anni, Candido Cabbia, quando salì sul Col Visentin, con un gruppo di amici, per fondare la sezione trevigiana dell’UOEI, l’8 gennaio 1922. 
In oltre un secolo di vita questa associazione non ha mai smesso la propria attività a Treviso, che da subito fu quella di lavorare per “contribuire positivamente e seriamente alla educazione fisica, morale ed intellettuale del popolo italiano, specialmente negli operai e impiegati. La sua attività pratica comprende gite facili e brevi per i soci più anziani e le famiglie, gite istruttive, feste campestri, attendamenti economici estivi ai monti ed al mare, mentre ai soci più giovani e vigorosi sono riservate l’attività veramente alpinistica con tutte le sue emozionanti e impareggiabili soddisfazioni, le marce di resistenza ecc. L’ambiente “Uoeino” è prettamente “famigliare” intonato alla massima semplicità e cordialità e gli operai e i modesti impiegati vi si trovano veramente in “casa propria”. Tutte le idee sono rispettate: le questioni politiche e religiose sono rigidamente escluse”.
Da allora sono passate tra le fila dell’UOEI trevigiana oltre 20.000 persone e tutte sottolineano un valore assoluto che ancora oggi accomuna i soci e i simpatizzanti: aver trasformato tanti praticanti in una unica squadra, aver insegnato a gioire dei successi dei compagni, aver fatto crescere i valori di lealtà e rispetto e non solo sportivi, perché davanti alla montagna sono tutti uguali.
Oggi, dopo un secolo di vita, l’associazione è sempre impegnata su vari fronti: dall’avvicinamento alla montagna estiva (con responsabilità di impatto ecologico, come la pulizia dei sentieri), alla didattica dello sci alpino e nordico.
La mostra rende conto di un secolo di vita di questa storica associazione e, anche se la generazione di chi allora c’era è inevitabilmente scomparsa, e il ricordo di quella prima stagione di “pionieri” è sempre più labile e difficile da comporre, viene in aiuto l’archivio della sezione, che  conserva ancora  qualche vecchio opuscolo e due album di fotografie: fotografie di gente allegra, di comitive di uomini e donne, vestiti e pettinati secondo la moda del primo dopoguerra  lieti di investire il proprio tempo libero.
Come ha scritto la presidente Cinzia Bonetto: “Il mio percorso da allieva bambina, ad atleta, ad allenatore, a presidente non è una forzatura, ma la necessità di restituire un po’ del tempo che altri hanno dedicato e che ha consentito di tagliare il traguardo dei primi cento anni. Se è vero che non possiamo essere responsabili di quello che troviamo nella società siamo sicuramente responsabili della traccia che lasciamo. Una traccia che altri potranno proseguire”.
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Bepi Mazzotti e la montagna
A cura della Fondazione Giuseppe Mazzotti 
per la Civiltà Veneta
Bepi Mazzotti è dai più conosciuto per la sua campagna a salvaguardia delle Ville Venete. Manca ancora oggi però un vivo riscontro della sua passione per la montagna. Può infatti essere collocato tra i più autorevoli e produttivi scrittori sulla letteratura alpina. Tra le opere più famose ricordiamo “Elegia del Grappa” in cui un giovanissimo Bepi intraprende un cammino da Treviso fino al monte Grappa e “La Montagna presa in giro”, in cui indica nel turismo di massa la causa di enormi danni all’ecosistema alpino.
Nelle due sale dedicate, trovano spazio alcuni scatti selezionati di momenti vissuti in alta quota immortalati dalla macchina di Bepi o dei suoi compagni d’avventure. Troviamo le vette delle Dolomiti vicino a casa, come pure le Ande in Sud America e le cime innevate delle tanto care montagne valdostane, cui dedica anche il volume “Montagnes Valdôtaines”. Sono tutti luoghi ameni dove il giovane Bepi, snello e agile, compie delle vere e proprie imprese. Prima fra tutte ricordiamo la conquista della parete est del Cervino nel 1932, con una spedizione formata dal cugino Benedetti e dalle guide Luigi e Luciano Carrel, Maurizio Bich e Antonio Gaspard.
Mazzotti viveva la montagna come un vero pioniere, scoprendo nuove vie, raggiungendo nuove vette. 
Nel suo libro “La montagna presa in giro” egli stesso scrive “[…] quello che ha molta importanza è saper comprendere la montagna in ogni suo aspetto, saperne ascoltarne i silenzi, interpretare ogni voce, e soprattutto vivere in perfetta armonia con la natura alpina.”
La Fondazione Giuseppe Mazzotti per la Civiltà Veneta nasce nel 1986 su iniziativa degli eredi del noto studioso trevigiano con lo scopo di non disperdere i risultati di una vita di studio e passione per il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del Veneto. La Fondazione gestisce e mette a disposizione del pubblico un lascito di oltre 13.000 volumi, ai quali si aggiungono le raccolte di periodici e l'archivio personale di Giuseppe Mazzotti con la straordinaria fototeca, documentazione ricca di oltre 120.000 immagini sulla montagna, sul territorio e sulle Ville Venete.
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Selezione di manifesti sulla montagna dalla Collezione del Museo Nazionale Collezione Salce
Sono esposti 12 manifesti scelti dalla vasta collezione presente a Treviso presso il Museo Nazionale Collezione Salce, che conserva la più ampia raccolta di grafica pubblicitaria esistente in Italia. Fu donata allo Stato italiano dal trevigiano Ferdinando Salce (1877-1962), detto Nando, con testamento del 26 aprile 1962. Le quasi 25.000 affiches che Salce raccolse offrono uno spaccato estremamente interessante e variegato della società, della cultura e delle realtà imprenditoriali da fine ‘800 alla prima metà del ‘900, opere spesso dei maggiori artisti di grafica del tempo. La collezione è una fonte inesauribile di informazioni, spunti, notizie, per conoscere e capire l’evoluzione dei tempi, dei costumi e di ogni aspetto della vita umana. E’ come un prezioso scrigno dal quale si può di volta in volta estrarre tasselli di storia passata: siamo lieti che questa volta ci sia stata l’occasione di proporre una selezione tra le moltissime splendide locandine che pubblicizzavano le località turistiche nelle montagne del Veneto.
La possibilità di esporre delle copie di questi importanti affiches è stata una gentile concessione dal Museo Nazionale Collezione Salce che ha sede a Treviso. 
SPAZIO VIDEO 
Nella sezione storica sarà possibile sostare e accomodarsi per guardare dei filmati sulla montagna: l’arte dei gelatieri veneti, le escursioni in quota, i paesaggi montani sono solo alcuni dei video che no-stop accompagneranno il visitatore.
LE CONFERENZE
Nella sala convegni di Casa dei Carraresi saranno ospitati dieci appuntamenti che approfondiranno il tema della montagna da diverse prospettive. 
Ogni incontro è in programma alle ore 17.30. 
• 5 aprile Dolomiti, uno sguardo tra le rocce
Giovanni Carraro e Gianluca Piccin 
Team Dolomiti Project
• 11 aprile Gli uccelli non muoiono mai. Tra fantasia e realtà nello 
scenario delle Vette Feltrine
Riccardo Drigo, autore
• 14 aprile Carissime Dolomiti 
Giancarlo Pauletto, autore
• 17 aprile Il cardiopatico in montagna
Andrea Ponchia, cardiologo e medico dello sport
Patrizio Sarto, Direttore Medicina dello sport, Centro di riferimento Regionale per lo sport nei giovani con cardiopatie
      Dipartimento Prevenzione Aulss 2 Treviso
• 18 aprile La montagna bene da tutelare 
Guerrino Malagola e Alessandra Barbieri 
Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI
• 19 aprile Una vita nello sport 
Claudia Giordani, campionessa di sci e vice presidente CONI
• 22 aprile La montagna spiegata ai bambini. Natura, 
curiosità e comportamenti responsabili
Denis Perilli e Simona Bursi, autori
• 26 aprile Io e la montagna 
  Kristian Ghedina, campione di sci 
• 28 aprile La montagna e gli sport invernali nell’arte 
Tiziana Pikler, giornalista, scrittrice, storica dell’arte 
• 29 aprile (ore 15) Agenda 2026: sport, territorio, montagna 
Evento in collaborazione con la FISI 
5 aprile
Dolomiti, uno sguardo tra le rocce
Giovanni Carraro e Gianluca Piccin 
Team Dolomiti Project
La passione per la montagna ha unito tre geologi esperti delle Dolomiti e un noto scrittore portandoli a camminare assieme e a condividere esperienze e conoscenze fra le rocce delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. La guida che hanno realizzato ospita un’imponente iconografia che, attraverso le fotografie e una grafica semplificata, permette la lettura del paesaggio geologico delle Dolomiti. 
Un progetto ambizioso che parte dalle caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle montagne per raccontare i 9 sistemi delle Dolomiti in più libri. 
La prima guida che indaga i Sistemi 1 e 5 delle Dolomiti UNESCO e spiega i perché della bellezza del paesaggio dolomitico partendo dalle eccezionalità di carattere geologico e geomorfologico per giungere a curiosità di carattere culturale, utili a inquadrare la storia dei popoli che abitano queste montagne. Ogni sentiero descritto è compendiato da mappe e indicazioni tecniche che permettono una frequentazione consapevole e sicura dei luoghi indagati. Il volume raccoglie 8 itinerari (tre nel Sistema 1 - Pelmo Croda da Lago e cinque nel Sistema 5 – Dolomiti Settentrionali) che accompagnano il lettore e l’escursionista in un’esperienza unica per acquisire un nuovo sguardo sull’incredibile sequenza di fenomeni che hanno generato nei milioni di anni l’impareggiabile bellezza di questo paesaggio. La scelta degli itinerari è stata guidata dalla geologia, senza tralasciare alcuni aspetti logistici (percorribilità, gradi non elevati di difficoltà, presenza di rifugi e punti di sosta).
Emiliano Oddone è nato a Feltre (BL), è geologo rilevatore esperto delle Dolomiti e fondatore della società Dolomiti Project srl. È coautore di pubblicazioni scientifiche, di due volumi del Dolomites World Heritage Geotrail, e di testi a compendio di libri
di fotografia del paesaggio.
Gianluca Piccin è nato a Dolo (VE), è fondatore della società Dolomiti Project srl, geologo e cartografo nell’ambito del Progetto CARG, esperto della geologia delle Alpi Orientali e nello specifico delle Dolomiti, coautore di varie pubblicazioni scientifiche.
Stefano Furin è nato a Rovigo è socio della società Dolomiti Project srl, geologo esperto di stratigrafia del Triassico e della geologia delle Dolomiti. È coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche di impatto internazionale ed è attivo in
percorsi di candidatura UNESCO sia in ambito MAB (Man and Biosphere Reserve) che WHL (World Heritage List).
Giovanni Carraro è nato a Pieve di Cadore (BL), ha pubblicato, tra le altre, le guide, edite da Ediciclo Riscoprire le Prealpi trevigiane (nuova ed. 2021), I sentieri nascosti delle Prealpi trevigiane (2013). Collabora con televisioni, riviste e quotidiani. È socio
CAI, Accompagnatore Escursionistico Nazionale F.I.E., socio sostenitore della Fondazione Dolomiti UNESCO e delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene UNESCO.
11 aprile
Gli uccelli non muoiono mai. Tra fantasia e realtà nello scenario delle Vette Feltrine
Riccardo Drigo, autore
Qui si narra di un padre, di un figlio, e del loro cammino lungo la parte finale dell'Alta Via n 2, detta anche Via delle Leggende. Tanto è reale il percorso quanto è surreale il tempo dilatato del racconto, dalla primavera del primo giorno all'autunno del quarto. La montagna è scena e personaggio insieme. Non si esprime con le parole ma si fa capire lo stesso: fiori, profumi, colori, suoni e rocce raccontano storie che si intrecciano con quelle di un'umanità tanto inventata quanto vera. Dietro le apparenze di un diario di viaggio o nascosti nelle descrizioni botaniche affiorano i grandi temi della vita umana: il dolore, la morte, l'amore, l'abbandono e la nostalgia, l'amicizia, il rapporto tra padre e figlio, la ragione e la passione, e gli infiniti fili che ci legano alla natura di cui siamo spesso indegna parte. Tra le righe traspare un altro personaggio: la musica. La musica si sa non parla, ma col suo canto muove i cuori e le coscienze. Questo libro è un atto d'amore, a volte critico ma sempre appassionato, nei confronti della montagna e di tutto ciò che rappresenta. È dedicato a chi in montagna ci va, a chi finora non ci è mai andato, e a chi non ci andrà mai ma che in queste pagine forse si riconoscerà lo stesso.
Riccardo Drigo, già Primario del reparto di Pneumologia dell’ospedale di Montebelluna fino al 2021, relatore a conferenze/seminari a livello nazionale e autore di numerose pubblicazioni di argomento pneumologico, è appassionato di musica e di montagna, entrambe frequentate con costanza e passione. Gli uccelli non muoiono mai è il suo primo libro ed è edito da Priuli & Verlucca, casa editrice di divulgazione specializzata in «letteratura di montagna».
14 aprile
Carissime Dolomiti
Giancarlo Pauletto, autore
Le Dolomiti raccontate attraverso nitide cartoline datate tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del secolo scorso. Ritratti d’autore che fotografano una montagna in bianco e nero, la più autentica. Avete idea della neve caduta, a Capodanno del 1939, sul Passo Giau? E che nell’estate del 1955, sul Campanil Basso, c’erano dei rocciatori in parete, e altri che li seguivano da sotto? Sapete che esiste una via Travers al Campanile di Val Montanaia, descritta in una cartolina del 1925? Ricordate com’era verde e fiorita la valle di Cortina, poco prima della Seconda guerra mondiale? E che ne dite di un Pelmo del 1931, in fondo a una Val Fiorentina abitata da pochissime case? Trovate le risposte a queste domande, e molto altro, in questo libro fatto per il cuore e la mente di tutti coloro che amano la montagna. Il volume racconta le Dolomiti del recente passato, prima che la crisi climatica investisse in pieno le nevi e ora, con la tempesta Vaia, anche i boschi della montagna.
Giancarlo Pauletto è nato a Portogruaro nel 1941. Si è laureato in filosofia, ha insegnato nelle scuole superiori, ha organizzato e allestito circa trecento mostre d’arte. Ha pubblicato due libri di poesie. Inoltre ha corso in bicicletta dieci Maratone delle Dolomiti portate a termine e ha camminato in montagna. Per Ediciclo e Nuova Dimensione sono usciti, tra l’altro, Neiges d’antan, Amati giri ciclici, Il ciclista impenitente, Lo splendore dei funghi, Un alpinista qualunque.
17 aprile
Il cardiopatico in montagna
Andrea Ponchia, cardiologo e medico dello sport
Patrizio Sarto, Direttore Medicina dello Sport, Centro di riferimento Regionale per lo sport nei giovani con cardiopatie
Dipartimento Prevenzione Aulss 2 Treviso
Ancor   oggi   frequentemente   un   atteggiamento   aprioristicamente restrittivo porta i medici a sconsigliare ai cardiopatici il soggiorno a quote >1000 metri. Questo atteggiamento non è però sostenuto da alcuna dimostrazione scientifica. Dopo aver analizzato gli adattamenti cardiocircolatori nel corso di un'esposizione ad un ambiente montano d'alta quota, vengono  riportati i  principali  studi sul comportamento del paziente coronaropatico in montagna, in particolare durante sforzo. Sulla base di queste esperienze si può affermare che i pazienti coronaropatici, asintomatici, che abbiano eseguito recentemente una valutazione clinica e strumentale con esito soddisfacente possono soggiornare in montagna anche fino a 3000 metri e praticare l'escursionismo e lo sci di fondo e di discesa.  I rischi appaiono legati a fattori indipendenti dall'altitudine, quali esposizione al freddo eccessivo o intensi stimoli emotivi per situazioni di pericolo, condizioni che pertanto andranno evitate. Un approccio individuale andrà invece seguito per le altre cardiopatie congenite ed acquisite, per le quali si dovrà tener conto, oltre che della situazione clinica del paziente, anche   delle   particolari   caratteristiche   dell'ambiente montano (ipossia, isolamento, difficoltà di accesso a strutture ospedaliere attrezzate). Infine, il paziente iperteso dovrà, vista la tendenza ad un aumento dei valori pressori, controllare frequentemente i suoi   valori   durante   la   permanenza   in   quota   ed eventualmente aggiustare la terapia.
Andrea Ponchia è Responsabile dell’U.O.S.D. “Riabilitazione Cardiovascolare” presso il C.S.S dei Colli dell’AULSS 6 Euganea, dopo aver lavorato presso la Clinica Cardiologica dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova, occupandosi di ecocardiografia e cardiologia dello sport, in particolare di fisiologia cardiovascolare d’alta quota e del comportamento del paziente cardiopatico in montagna.
Dal 1988 ha collaborato con il Centro Regionale di Medicina dello Sport di Padova, nel cui ambito ha svolto ricerche adattamenti cardiovascolari all’esercizio fisico in età evolutiva e durante esposizione all'alta quota.
E’ docente al Master in Cardiologia dello Sport presso l’Università degli Studi di Padova.
Fondatore del corso di Perfezionamento in Medicina di Montagna dell’Università degli studi di Padova nell’A.A. 1994/1995 e tenutosi sino ad ora in tutti i successivi anni accademici. Fa parte del Comitato Scientifico del Corso di Perfezionamento in Medicina di Montagna dell’Università di Padova, è docente e coordina la Segreteria Organizzativa per lo svolgimento delle attività teorico-pratiche. Negli anni 2005, 2008, 2011, e 2014 ha curato l’organizzazione, il coordinamento e la didattica teorico-pratica sul campo ed in aula di tutte le edizioni del Corso Avanzato di Perfezionamento in Medicina di Montagna, attivato in ambiente extra-europeo (Nepal). 
Dal 1999 al 2002, responsabile scientifico della Ricerca Sanitaria Finalizzata (Regione Veneto) “Rischio cardiovascolare durante l’attività fisica in montagna”.
Referente Aziendale per l’AULSS 6 Euganea del Programma 1.M1 “Prescrizione dell’esercizio fisico” di cui alla Delibera PPA ULSS 16 n. 1688 del 24.12.2015 in accordo con il PPR del Veneto Programma 1.M3   
Dal 1991 al 2005 è componente della Commissione Centrale Medica del Club Alpino Italiano, di cui è stato Presidente dal 1997 al 2005. 
Dal 1987 al 2000 componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino in qualità di medico. 
E’ Socio Fondatore, nonché Presidente dal 2005 al 2008 della Società Italiana Medicina di Montagna. 
Ha partecipato a spedizioni scientifico-alpinistiche (in India, Pakistan e Nepal), anche all’interno del progetto Everest-K2-CNR come responsabile scientifico di ricerche che sono state oggetto di pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali, come pure di relazioni e comunicazioni a congressi nazionali ed internazionali (Premio A. Venerando per la miglior comunicazione al V Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia dello Sport).
Patrizio Sarto, dopo un passato da atleta negli sport rotellistici coronato nella conquista di sette titoli mondiali, quattro record del mondo, dieci titoli europei e per due bienni premiato come il migliore atleta in questo sport, si laurea in Medicina e Chirurgia specializzandosi in Medicina dello Sport e Cardiologia. 
Dal 2011 è Direttore dell’UOC Medicina dello Sport dell’Aulss 2 Treviso, da poco nominato Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatia. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche in riviste nazionali e internazionali. E’ stato Coordinatore sanitario della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio.  Responsabile Sanitario della Nazionale Italiana ai Campionati Mondiali negli anni 1995-96-97. Medico della società professionistica di calcio Treviso Foot-Ball ’93 (campionato di serie B 1999-2008).  Medico Responsabile Sanitario del Programma Olimpico dell’atleta Antonella Bellutti vincitrice della medaglia d’oro nella specialità Gara a Punti Pista a Sidney 2000.  Medico Federale ella FISI con l’incarico di gestione sanitaria della nazionale olimpica di Biathlon e medico federale ai Giochi Olimpici invernali di Salt Lake City. Medico della società professionistica di Calcio Padova S.p.a militante nel campionato di serie B (2012-2015). E’ Consigliere della Società Italiana di Cardiologia dello Sport. E’ coordinatore del programma della Regione del veneto sulla prescrizione dell'esercizio nella cronicità e delle "Palestre della salute".
18 aprile
La montagna bene da tutelare
Guerrino Malagola e Alessandra Barbieri 
Commissione Tutela Ambiente Montano del CAI
La conferenza presenterà la CITAM VFG e la CCTAM, Commissioni per la Tutela dell’Ambiente Montano. La TAM fu costituita nel 1984 dall’allora Consiglio Centrale del Club Alpino Italiano (oggi Comitato Direttivo Centrale). E’ una Commissione Tecnica trasversale ad altre Commissioni all’interno del CAI ed è chiamata ad interagire con enti ed amministrazioni al di fuori del Club Alpino Italiano (CAI), fornendo il supporto tecnico di conoscenze scientifiche in ambito di tutela per il Comitato Direttivo Centrale e il Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo del CAI perché questi possano operare scelte politiche in scienza, oltre che in coscienza. La priorità della TAM è il monitoraggio del territorio montano, con la messa in rete del lavoro portato avanti nella vigilanza ambientale e nella formazione culturale. A livello locale e nazionale sono stati istituiti Gruppi di Lavoro su alcune tematiche strategiche: Energia – Trasporti e grandi opere – SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), che si rifanno al Progetto Europeo “Rete Natura 2000” – Educazione ambientale e formazione – GIS (“Geographic Information System”, “Sistema Informativo Territoriale”, SIT) – Convenzione delle Alpi. La CITAM VFG opera a livello territoriale in Veneto e Friulia Venezia Giulia, a stretto contatto con i GR (Gruppi Regionali CAI) di entrambe le regioni. Al suo interno svolgono attività di monitoraggio dell’ambiente montano ben 60 operatori titolati a livello regionale ORTAM e nazionale ONTAM.  
Guerrino Malagola è socio e past-president della Sezione CAI di Conegliano, ORTAM (Operatore Regionale Tutela Ambiente Montano) e anche ONCN (Operatore Naturalistico Culturale Nazionale del comitato scientifico del CAI). Attualmente ricopre la carica di segretario della Commissione Centrale CAI TAM. Libero professionista, con esperienza delle normative a tutela delle aree sottoposte a vincolo ambientale e paesaggistico. 
Alessandra Barbieri è socia della Sezione CAI di Padova, di cui ha ricoperto il doppio mandato di Consigliere del Direttivo Sezionale e il mandato 2022 di Delegato Nazionale per la medesima sezione; ORTAM dal 2022. Attualmente ricopre la carica di Presidente della CITAM VFG (Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano) per il mandato 2023-2025. 
                        
19 aprile
Una vita nello sport 
Claudia Giordani, campionessa di sci e vice presidente del CONI
Si può vivere una vita all’insegna dello sport? Quanta passione ci vuole? Ce lo racconta Claudia Giordani, ex sciatrice alpina italiana che ha dato il via alla mitica “Valanga Rosa” di cui è stata artefice e capitana. Oggi è Vice presidente del CONI
Claudia Giordani è una dirigente sportiva ed ex sciatrice alpina italiana, vincitrice di una medaglia d'argento olimpica valida anche ai fini mondiali 1976 e di tre gare di Coppa del Mondo. E’ stata l’atleta di punta della nazionale italiana femminile degli anni Settanta: la mitica "Valanga rosa".
Figlia del giornalista sportivo Aldo Giordani e della cestista Azzurra Francesca Cipriani, inizia a sciare a dieci anni. Specialista delle prove tecniche, gareggia per lo Sci Club Sestriere e a quindici anni vince i Campionati italiani Aspiranti ed esordisce in Coppa del Mondo. Il 15 marzo 1973, a diciassette anni, sale per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo nello slalom gigante di Naeba (2ª) e vince il Mondiale Junior. Il 9 gennaio 1974 conquista la prima vittoria in Coppa del Mondo, nello slalom gigante di Les Gets. Partecipa quindi ai Mondiali di Sankt Moritz 1974, classificandosi 5ª nello slalom speciale. Ai XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck 1976 conquista la medaglia d'argento nello slalom, valida anche ai fini del Mondiali 1976. In carriera si aggiudica altre 2 vittorie in Coppa del Mondo in slalom, partecipa alle Olimpiadi di Lake Placid 1980 (5°slalom) e ai Mondiali a Garmisch 1978 (8°slalom), vince 14 titoli nazionali. 
Conclude la sua avventura agonistica nel 1981 alle Universiadi a Jaca con la medaglia d'oro in slalom e l'argento in gigante. Si dedica poi alla famiglia, al giornalismo e alla professione in diversi ambiti sportivi e non solo. Cavaliere della Repubblica e Stella d'oro CONI al merito sportivo, Maestra di sci, Delegata tecnica per la Federazione Internazionale Sci, Dirigente sportiva dal 2010, Delegata provinciale Coni Milano Città Metropolitana, Presidente Comitato regionale Lombardia Fisi (2010-2012), Vicepresidente Comitato provinciale Fisi Milano (dal 2018), Vicepresidente Coni dal 2021. Da sempre s'impegna a favore dei giovani, delle donne, della montagna e della cultura dello sport. 
22 aprile
La montagna spiegata ai bambini. 
Natura, curiosità e comportamenti responsabili
Denis Perilli e Simona Bursi, autori
La montagna spiegata ai bambini. Ne parlano Denis Perilli e Simona Bursi che hanno voluto scrivere un libro (Idea Montagna Edizioni 2022), patrocinato da Società Alpinisti Tridentini, Comunità Territoriale della Val di Fiemme, Magnifica Comunità di Fiemme con la prefazione del Presidente Commissione Centrale CAI TAM e del Coordinatore Commissione Interregionale CAI TAM Veneto - Friuli-Venezia Giulia.
Il volume si sviluppa attraverso dieci capitoli che parlano della montagna, della sua natura, dei suoi abitanti, umani compresi. L’ultimo capitolo però è diverso: porta con sé il messaggio che noi vorremmo dare ai nostri cari lettori. Un messaggio di amore e di rispetto per la montagna, una sorta di testimone che il piccolo o grande lettore dovrebbe far proprio e trasmettere ad altri.
Struttura del libro
1 • Cosa sono e come si sono formate le montagne. Definizioni e storia geologica semplificata delle montagne.
2 • Le montagne d’Italia e del mondo. Panoramica e geografia delle principali montagne del nostro Paese e del mondo. Accenni e curiosità sui popoli e sulle avventure alpinistiche.
3 • La montagna e l’acqua. Elemento vitale. Ruolo dell’acqua nell’evoluzione dell’ambiente montano (torrenti, fiumi, laghi, ghiacciai). Uso della risorsa acqua.
4 • Gli ecosistemi e le piante di montagna. Principi base di un ecosistema e della piramide alimentare. Panoramica sui piani altitudinali e sulle specie principali. Curiosità.
5 • Gli animali di montagna. Panoramica ordinata delle principali specie animali. Animali simbolo italiani e mondiali. Convivenza con l’uomo.
6 • L’uomo e la montagna. La gestione storica della montagna. Malghe, pascoli, prati, sentieri, rifugi, bivacchi, ecc. Nascita dell’escursionismo e del turismo.
7 • Le stagioni: la montagna e i suoi tempi. 
8 • Un pizzico di fantasia - miti e leggende. I personaggi mitologici e alcune leggende legate alle montagne italiane e del mondo.
9 • Come preparare un’escursione. Organizzazione di un’escursione. Come preparare uno zaino. Come comportarsi una volta giunti in montagna. Le varie attività che si possono fare in montagna.
10 • Come rispettare e proteggere la montagna. Sviluppo sostenibile, comportamenti da tenere.
Simona Bursi è Medico Pediatra con specializzazione in Pediatria d’Urgenza, da sempre amante della natura, degli sport e della vita all’aria aperta, è una grande appassionata di montagna fin dalla tenera età. Emiliana di origine, da qualche anno vive e lavora in Trentino. Iscritta alla Società Alpinisti Tridentini, titolata come Operatrice Tutela Ambiente Montano del CAI, molto sensibile alle tematiche di educazione ambientale e appassionata di fotografia paesaggistica, ha collaborato con Idea Montagna Edizioni fornendo alcuni scatti che sono stati inseriti nelle recenti guide ufficiali del Sentiero Italia CAI (volumi Trentino-Alto Adige e Veneto – Friuli-Venezia Giulia) e in altre guide escursionistiche.
Denis Perilli è naturalista padovano amante della montagna sin da bambino. Appassionato di natura a tutto tondo e di fotografia. Scrittore di guide escursionistiche, ha all’attivo una quindicina di libri e alcuni articoli e reportage su riviste di settore. Membro del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. Collabora con il Club Alpino Italiano ed è autore delle recenti guide ufficiali del Sentiero Italia CAI (volumi Trentino-Alto Adige e Veneto - Friuli-Venezia Giulia). Operatore Regionale Tutela Ambiente Montano del CAI, si occupa anche della comunicazione social per il CAI Veneto. In passato si è interessato per anni di educazione ambientale rivolta soprattutto ai bambini.
26 aprile
Io e la montagna
Kristian Ghedina, campione di sci
Intervistato da Marco Varisco e dai ragazzi delle scuole sci della FISI
Chi non conosce Kristian Ghedina? Dietro il campione, lo sciatore, l’uomo jet dello sci italiano c’è anche l’uomo conosciuto per la sua simpatia, la sua passione per la montagna, le “follie” sugli sci.
Sarà protagonista di una chiacchierata insieme all’amico Marco Varisco e ai ragazzi delle scuole di sci della Provincia di Treviso.
Cadorino classe 1969, è entrato nella storia dello sci alpino italiano come uno dei migliori specialisti delle prove veloci (discesa libera, supergigante) degli anni ‘90, vincitore di tre medaglie iridate e di 13 gare in Coppa del Mondo.
Di lui riportiamo il profilo biografico pubblicato dall’Enciclopedia Treccani: “Sciatore e corridore automobilistico italiano (n. Cortina d’Ampezzo 1969). Ritenuto il miglior discesista dello sci italiano, ha esordito nella Coppa del mondo del 1989, ottenendo in seguito 13 vittorie in Coppa del mondo (dal 1990 al 2001) e tre medaglie ai mondiali (argento nel 1991 e 1996; bronzo nel 1997). Ritiratosi dalle competizioni sciistiche nel 2006, nello stesso anno ha iniziato a dedicarsi all'automobilismo, correndo per la BMW nel Campionato italiano superturismo, nella F3000 International masters e quindi nel Porsche Supercup”.
28 aprile
La montagna e gli sport invernali nell’arte 
Tiziana Pikler, giornalista, scrittrice e storica dell’arte
Come sono stati rappresentati gli sport invernali nell'arte? Ce lo racconta Tiziana Pikler, giornalista e scrittrice, esperta di arte e di sport, e autrice del volume “Il gioco e lo sport nelle arti pittoriche. Dalle origini all’Ottocento”.
Un percorso che analizza l’evoluzione delle discipline sportive da un punto di vista inedito e originale. Dalle prime rappresentazioni degli uomini sugli sci ai più famosi quadri fiamminghi che ritraggono i primi grandi paesaggi imbiancati dove, con un occhio attento, si scorge la grande varietà degli sport invernali fino alle raffigurazioni degli Impressionisti che fanno del loisir un soggetto privilegiato. 
Tiziana Pikler, laureata in Storia dell’arte alla Sapienza – Università di Roma, giornalista professionista, collabora con "Prima Comunicazione", “Il Sole 24 Ore” e "La Voce di Mantova", membro dell’Accademia Olimpica Nazionale Italiana del Coni. Ha pubblicato: Il gioco e lo sport nelle arti pittoriche. Dalle origini all’Ottocento, ed. Giropress, Pink Power, ed. Storie di Sport e Immagini di Sport, ed. Sds, "Combatti. Ho scelto di vincere" con Sara Cardin. Ha vinto il premio letterario del Comitato Olimpico Nazionale Italiano nel 2012.
29 aprile
Agenda 2026: sport, territorio, montagna
Evento in collaborazione con la Federazione Italiana Sport Invernali
“Agenda 2026. An opportunity, take it a goal, achieve it”.
Il Convegno si pone i seguenti obiettivi: unire sport e territorio, insegnando ad apprezzare la bellezza delle nostre montagne; aumentare nella cittadinanza la conoscenza della Carta etica dello sport e diffondere i suoi principi, in particolare tra i più giovani; far comprendere le potenzialità lavorative e professionali della montagna veneta in tutti i suoi aspetti: sportivi, paesaggistici, culturali, ricreativi; incrementare la diffusione della pratica degli sport invernali; inserirsi nelle attività idonee a sostenere la candidatura della Regione del Veneto a “Regione europea dello sport 2024”; avviare ad un approccio sostenibile e rispettoso del patrimonio naturale, aumentare nella cittadinanza la conoscenza della Federazione Italiana Sport Invernali. Il progetto si inserisce nelle attività di avvicinamento all’evento olimpico e paralimpico del 2026 previste da FISI - Comitato Veneto. L’evento è organizzato dall’U.O.E.I. Treviso asd, in sinergia con il Comitato provinciale di Treviso e FISI Veneto. L’appuntamento trevigiano è rivolto a addetti ai lavori attivi nell’ambito dello sport, della scuola, dell’imprenditoria, della promozione turistica e culturale del Veneto ed è aperto al pubblico.
L’iniziativa si propone di realizzare un’attività di ricerca-azione sui temi sottoelencati. 
• Montagna: turismo & sport per una istruzione di qualità; rapporto tra scuola e sport in Veneto - Sinergie positive per le nuove generazioni e per un futuro sostenibile
• Prospettive della scuola dello sport
• Definizione di nuove competenze professionalizzanti in vista dell’evento olimpico e paralimpico
• Rapporto tra sport, promozione ed imprenditoria
• La dimensione internazionale dell’educazione: Erasmus+
• Condivisione di attività in corso e buone pratiche.
LIBRERIA
Per tutto il mese di aprile sarà possibile trovare in Libreria ai Carraresi un corner speciale dedicato ai libri dedicati alla montagna, comprese le ultime novità editoriali. 
VINERIA
Corner speciale dedicato alle grappe e ai vini. 
SABATO CON GLI SPECIALISTI!
Il sabato pomeriggio le guide del CAI ci illustreranno con quali attrezzature e quali accorgimenti vivere in sicurezza la montagna! 
22 APRILE GELATO DAY
Sabato pomeriggio “Gelato Day” in collaborazione con Artglace, Confederazione delle Associazioni dei Gelatieri Artigiani della Comunità Europea con degustazione 
di gelato per tutti!
                   
LA MONTAGNA IN CUCINA
Durante tutto il mese di aprile a Casa dei Carraresi si potranno gustare colazioni e merende con prodotti tipici di montagna. 

PENSANDO A….

Tutte le attività proposte saranno a ingresso libero. 

Chi vorrà potrà lasciare un’offerta, che sarà devoluta a favore del progetto del CAI Veneto destinato all’acquisto di “joelette”, ovvero di carrozzelle da fuori strada a ruota unica che permettono la pratica di gite a ogni persona a mobilità ridotta o in situazione di handicap. 

Il progetto avviato dal CAI è intitolato “Montagna inclusiva” e si fonda sulla considerazione che la fruibilità della natura e dell’ambiente, nei valori materiali e immateriali, assicura lo sviluppo della personalità e una migliore qualità della vita, e pertanto deve essere garantita a tutti con riguardo alle condizioni psicofisiche di ognuno, nel pieno rispetto degli ecosistemi. 

L’accessibilità è condizione che permette di godere di un’esperienza gratificante, indipendente dalla propria abilità. Da molti anni il CAI promuove progetti solidali rivolti alle persone con disabilità, tra l’altro accompagnando in ambiente montano le persone con mobilità ridotta. Per l’effettuazione in ragionevole sicurezza di questo tipo di attività non può prescindere da due componenti: la preparazione degli accompagnatori e una valutazione preliminare dell’itinerario che si intende percorrere. 

Per la formazione degli accompagnatori, soci del CAI, nel corso del 2022 sono stati organizzati due corsi per un complessivo di 40 persone formate per il trasporto di persone con ridotta mobilità utilizzando la joelette. 

Ultima modifica ilLunedì, 27 Marzo 2023 19:50

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