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ALEXANDER GAULAND, L'ANTI-MERKEL TEDESCO: -L'EURO E I MIGRANTI SFASCIANO L'EUROPA-

In evidenza Alexander Gauland, leader di Afd Alexander Gauland, leader di Afd

Pietro Senaldi intervista Alexander Gauland, leader di Afd, su Libero del 22 Luglio 2018. Traduzione di Francesco Becchi.

Redazione-Altro che Savona, se mai ci sarà la fine dell’euro, essa passerà per Alexander Gauland, il fondatore e leader di Adf, Alternative fur Deutschland (Alternativa per la Germania), il partito di destra che sta mettendo in ginocchio la Merkel, e rischia di mandarla a casa, se in autunno la CDU andrà male alle elezioni in Baviera, land strategico per tutto il Paese. Questo avvocato quasi ottuagenario, ex liberale e per quarant’anni membro del partito di Angela, alleato di Salvini e dei sovranisti, sta presentando un conto salato alla Cancelliera su immigrazione ed Europa, due temi fonte di enorme scontento per l’elettorato tedesco.

Cosa sta succedendo in Germania: mesi e mesi per formare il nuovo governo e ora già si parla di crisi. Vi state italianizzando?

«La crisi è iniziata prima di quanto si creda, ora sono solo diventati più evidenti gli sconvolgimenti all’interno della grande coalizione. Con l’apertura delle frontiere nel 2015, la Merkel ha scoperchiato il vaso di Pandora, facendo vacillare la fiducia tra la sua CDU e la CSU, ala bavarese del partito. Seehofer e la CSU si trovano a un bivio tra la volontà di mantenere il potere a livello federale e la paura di una clamorosa sconfitta alle elezioni bavaresi del prossimo autunno».

Perché la Merkel è in crisi?

«I motivi sono molteplici e gli albori della crisi possono essere rintracciati già nella politica di salvataggio dell’euro. Il suo errore più grande però è stato nella gestione dei rifugiati, sia internamente sia a livello europeo. Paesi come la Polonia e l’Ungheria non reggono il gioco dell’accoglienza forzata. E ora che l’Italia ha deciso di percorrere un’altra strada, la Merkel, restando convinta della propria idea, sta mettendo in pericolo l’intera stabilità europea e sta facendo svanire la fiducia dei tedeschi, che cominciano a pensare che la posizione della Cancelliera non sia dettata dalla ragione».

Lei è stato a lungo membro della CDU, come valuta le critiche che il ministro dell’Interno Seehofer, leader della CSU, rivolge al suo ex-partito?

«Seehofer ha messo in guardia dalle conseguenze inevitabili che si sarebbero venute a creare in Germania attraverso l’immigrazione illegale, ma non trae le conclusioni necessarie: la rottura radicale con la Merkel e la fine della partecipazione al governo federale».

E come finirà?

«Noi di Alternative für Deutschland siamo stati i primi a denunciare le conseguenze dell’immigrazione di massa e i problemi che avrebbe portato alla sicurezza interna. La CSU insegue i nostri temi ma non vuole ancora far saltare la coalizione. La rottura però è solo rimandata. Intanto, Afd otterrà ottimi risultati alle elezioni d’autunno nei parlamenti di Wiesbaden e Monaco. Le previsioni per la Baviera indicano una percentuale a due cifre».

Come spiega il boom elettorale del suo partito?

«Noi facciamo le domande giuste, quelle scomode. Come deve essere la nostra società? Chi può entrare nel nostro Paese? Cosa riserverà il futuro alla Germania? Vogliamo un Paese che perde la sua identità nel mix multiculturale della sinistra verde, oppure vogliamo una cultura guida tedesca, fondamentale per il nostro Paese? Noi siamo espliciti nel dire quali siano i problemi enormi della Germania: gestione della sicurezza interna, immigrazione di massa, società parallele, grandi città come Berlino, nelle quali si stanno formando clan mafiosi arabi e, per ultima, ma non meno importante, la religione islamica che è incompatibile con i nostri valori».

Qual è il dna del suo partito?

«Vogliamo un’Europa delle patrie, la sovranità sulle questioni interne e una politica monetaria che non sia orchestrata dalla Ue. Vogliamo una politica migratoria che venga incontro ai nostri interessi, il miglioramento della sicurezza interna, più democrazia diretta sulle votazioni popolari e una politica estera che sia orientata a essere una Realpolitik. Inoltre, vogliamo una nuova politica di aiuto allo sviluppo, che a lungo termine, metterebbe un freno alle migrazioni di massa verso l’Europa».

In Europa tutte le forze di sinistra stanno passando un periodo di crisi. Ciò significa che la destra vincerà ovunque, oppure questa differenza tra sinistra e destra oggi non ha più alcun senso?

«Le forze di sinistra sono venute meno anche per il motivo che la classe proletaria come l’abbiamo sempre conosciuta non esiste più. Vi è però anche un problema di tipo mentale: si è venuta a creare una élite di sinistra, che sembra giudicare con disdegno i meno privilegiati della società. Ciò emerge soprattutto nella problematica dei rifugiati. Le preoccupazioni dei cittadini che temono questa invasione dal punto di vista economico, sociale e culturale, vengono ignorate dalla sinistra. Questi radical chic pensano di essere i cittadini del mondo e vogliono trasmettere il loro credo a tutti gli altri. Noi ci opponiamo, poiché lo Stato nazionale democratico è e rimane un principio dell’ordine politico, che sa meglio di chiunque altro come proteggere i propri cittadini».

In Italia c’è chi parla di un pericolo di ritorno degli anni ’30: lei cosa ne pensa?

«Sciocchezze simili si sentono anche qui in Germania. I rapporti negli anni ’20 e ’30 erano molto diversi da quelli attuali, sia da noi che da voi. Entrambe le nazioni erano scosse dalla crisi in seguito alla prima guerra mondiale. Vi sono stati sconvolgimenti economici e sociali che non potranno mai più verificarsi coni sistemi di sicurezza che abbiamo oggi. L’Italia e la Germania sono democrazie solide, che non hanno bisogno di alcuna lezione di vita da parte di una sinistra isterica».

La Germania è il Paese leader dell’Europa: che senso ha una forza euroscettica in Germania e come mai ha successo?

«È chiaro da anni ormai, che l’euro sia stato un errore. Nazioni forti economicamente e socialmente come Germania e Italia e nazioni più deboli come Grecia e Portogallo sono state costrette ad entrare in un’unione monetaria. A lungo andare non può che finire male. Prima dell’euro, la Grecia era in grado di svalutare la propria valuta per vendere le proprie merci sul mercato internazionale a prezzi più competitivi. Nel sistema euro ciò è impossibile. Le conseguenze le vediamo ormai da anni, partendo dall’economia in crisi e dalla disoccupazione giovanile fino al tasso di povertà in continua crescita. Per questi motivi l’Euro è da mettere in discussione questo, tra l’altro, è uno dei segni distintivi della politica Afd».

Quali sono gli errori della Germania e della Merkel nella gestione dell’Europa?

«La Merkel non prende in considerazione gli interessi e le esigenze dei Paesi più piccoli come l’Ungheria o la Grecia. Sia che si parli della questione euro, sia della politica migratoria. Si comporta come se fosse il patriarca della Ue, senza però mai dichiararlo. La Merkel ignora quei legami storici, che sono però importanti da conoscere, per comprendere a pieno i paesi vicini. È un elefante in un negozio di porcellana e ha pure il coraggio di meravigliarsi dei danni che ha causato. La Merkel è una bomba ad orologieria, pericolosa per la collaborazione tra stati europei».

Cosa ne pensano i tedeschi di Matteo Salvini, della sua politica sui migranti e del nuovo governo italiano che non vuole più rispettare i parametri di Maastricht?

«La politica migratoria di Salvini è una scelta ragionevole, scelta che noi della Afd chiediamo da tempo. In questo modo ha messo un punto esclamativo, sia a Bruxelles sia nella cancelleria federale di Berlino. Così facendo ha suscitato scalpore».

Cosa pensa di Macron, del leader austriaco Kurz e dell’ungherese Orban?

«Macron è la copia francese della Merkel, con la sua politica non si arriverà da nessuna parte. Kurz e Orban, invece, sembrano orientati verso il cammino intrapreso dall’Afd. I governi di Vienna e Budapest sono caratterizzati da una politica della ragione, indirizzata a combattere la migrazione di massa e l’islamizzazione».

Non è che la dissoluzione della Ue che sembrava legata a una moneta sbagliata, sta ora avvenendo a causa della politica europea sui migranti?

«Le migrazioni di massa sono uno dei problemi principali della nostra epoca e, molto probabilmente, terranno occupate anche le prossime generazioni. La risposta è sì, hanno il potenziale per distruggere l’Europa. A noi non interessa tanto l’Ue ma salvaguardia dell’Europa in quanto Continente degno di essere vissuto, con la sua molteplicità di Paesi, che devono essere liberi e sovrani. La Brexit ci mostra come, con una politica irrazionale, un Paese membro importante sia stato costretto ad andarsene».

La Ue ha bisogno di una politica unica, oppure gli Stati dovrebbero decidere singolarmente?

«Vogliamo un’Europa delle patrie, come fu già reclamato in passato da de Gaulle. Stati sovrani che possono organizzare la propria politica interna senza l’influenza da parte dell’Ue e che possono fare affari tra di loro in un’unione doganale che, in fin dei conti, funzionava tanto bene precedentemente ai Trattati di Maastricht e Lisbona. Un Superstato europeo non deve esistere e non esisterà. Non potrebbe nemmeno funzionare, poiché non sarebbe in grado di rappresentare le tradizioni e le mentalità delle varie nazioni. Questa idea è stata partorita da burocrati della Ue, come lo sono Macron e Merkel».

È d’accordo con le sanzioni inflitte dall’Ue alla Russia?

«Queste sanzioni non hanno alcun senso: non danneggiano soltanto la Russia, ma anche l’economia tedesca o italiana. La Russia è troppo importante per noi. Non ci possiamo permettere di tenere Mosca in continuazione alle corde. Le sanzioni devono finire il prima possibile e i nostri rapporti con la Russia devono essere ripensati sulla base di una Realpolitik».

La Nato ha ancora senso?

«L’Afd considera la Nato come un’alleanza di difesa, che in questa situazione politica globale ha ancora diritto di esistere. Ma respingiamola tendenza degli ultimi anni di trasformarla in un’alleanza di intervento, da utilizzare in particolare al fianco degli Usa nelle avventure di politica estera, come ad esempio in Afghanistan».

È giusto che la Germania paghi di più la Nato?

«Si tratta di obblighi che devono essere rispettati e che non sono stati rispettati dai governi tedeschi attuali e precedenti. La critica a tale proposito è giustificata, così come quella che si potrebbe avanzare riguardo allo stato disastroso della Bundeswehr. Per l’esercito tedesco vale la battuta:

“Solo limitatamente pronti alla difesa”».  

Fonte:stopeuro.news

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