LA MIMOSA E LA DONNA
- Scritto da Prof.ssa Gabriella Toritto
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Redazione- L'8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna. L’8 marzo è sempre stato definito “festa della donna”, impropriamente, poiché la dizione esatta è la prima, celebrata in tutto il mondo in favore della liberazione e della emancipazione della donna, dell’uguaglianza di genere, del riconoscimento dei diritti riproduttivi, contro ogni discriminazione e violenza.
Le sofferenze, le lotte e le conquiste delle donne hanno attraversato secoli di storia. In un precedente articolo abbiamo già tracciato un rapido e forse poco esaustivo (data la complessità della materia) excursus in merito al Patriarcato, attraverso cui è stato possibile intravedere come alla donna e al frutto del suo grembo, i figli, siano stati inflitti per secoli malversazioni, soprusi, ricatti, infamia, perdita di reputazione a causa dello strapotere meschino del genere maschile (assetato di sesso, denaro e fama) in ogni ambito della vita umana.
Decisivo è stato il 1900, quando le lotte hanno conseguito risultati tangibili nella speranza di una parità e uguaglianza fra i generi. E’ bastato un secolo contro millenni di schiavitù ma quel secolo ora non c’è più. E’ alle nostre spalle, mentre dinanzi a tutti vi è un “ritorno al passato”, non solo relativamente ai diritti delle donne ma in generale riguardo ai diritti di tutti, diritti strenuamente e faticosamente conquistati nel corso di un tempo memorabile.
Ecco perché, mentre il Ministro della Cultura Sangiuliano ha voluto onorare le donne con l’ingresso per loro gratuito in musei, parchi archeologici, complessi monumentali, castelli, ville e giardini storici e altri luoghi della cultura statali, al fine di sensibilizzare e riflettere sull’importanza culturale della Giornata, molte sigle sindacali hanno indetto uno sciopero generale che attraverserà diversi settori produttivi, dalla scuola ai trasporti.
Oggi 8 marzo 2024 si manifesterà per la parità di genere, contro ogni forma di violenza, per il salario minimo, contro l'autonomia differenziata, contro lo smantellamento dello Stato sociale, per la fine dei conflitti in corso in Ucraina e Palestina. Le motivazioni sono diverse, ma tutte riconducibili alla dignità della persona, ai suoi diritti, in particolare il diritto alla vita e a tutte quelle condizioni che determinano e favoriscono una vita degna di essere vissuta.
I diritti comportano anche il riconoscimento dei propri doveri, certamente! E per chi non adempie i propri doveri c’è la Legge!
Simbolo floreale della Giornata Internazionale della donna è la mimosa, scelta negli anni cinquanta al posto della “costosa violetta” da due femministe dell’Unione donne d’Italia: Rita Montagnana, antifascista, e Teresa Mattei, comunista.
La mimosa fu scelta per la luminosità, il profumo, la morbidezza, l’abbondanza floreale e l’energia primaverile che sprigiona e che ricorda la donna. Fu scelta anche perché era non solo facile da trovare quanto perché fiore che i partigiani regalavano alle staffette.
La “Giornata Internazionale della donna” è associata alla “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne”, istituita il 17 dicembre 1999 e che ricorre ogni anno il 25 novembre. Gli Stati Uniti la celebrano dal 1909, alcuni paesi europei dal 1911, l’Italia dal 1922.
La data dell'8 marzo è stata scelta perché associata alla tragedia avvenuta, nello stesso giorno dell'anno 1908, nel rogo di una presumibile fabbrica di camicie Cotton o Cottons di New York e alla conseguente morte di centinaia di operaie. Probabilmente si tratta di un evento immaginario che fa capo ad una tragedia realmente accaduta in quella città il 25 marzo 1911: l'incendio della fabbrica Triangle dove morirono moltissimi lavoratori, fra cui donne, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica.
La tragedia fu rilevante dato che ai responsabili della fabbrica furono inflitte pene lievi e da quel momento lavoratori e sindacati furono impegnati nelle successive lotte sindacali per le riforma delle norme concernenti la sicurezza e i diritti dei lavoratori.
I diritti, la libertà vanno perennemente “vigilati”. Né possono essere delegati! La storia, gli eventi dell’ultimo trentennio dovrebbero farci riflettere. Nessuna conquista dura per sempre. La “casa dei diritti” e la “casa della libertà” vanno “sorvegliate”, “difese”. Si fa presto a tornare indietro a causa dell’egoismo di pochi. Si fa presto a distruggere, mentre lungo e impervio è il viaggio della “costruzione”, dell’evoluzione, del progresso!