LE TANTE TRADIZIONI DEL GIORNO DEI MORTI
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Redazione-La commemorazione dei defunti ha origini antiche. Già i Romani facevano festeggiamenti il primo Novembre in onore di Pomona, dea dei frutti, durante i quali venivano fatte offerte di mele, la frutta del periodo, per propiziarsi la fertilità. Quando i Romani vennero in contatto con i Celti in seguito all'occupazione della Britannia, incontrarono anche tra queste popolazioni festeggiamenti per il 31 ottobre.I Druidi si riunivano sulle colline e danzavano intorno ai fuochi, facendo offerte alle divinità con il raccolto e gli animali. Questo giorno segnava il passaggio dalla stagione estiva a quella invernale e durante questo passaggio il tempo si considerava sospeso permettendo al mondo dei vivi e quello dei morti di entrare in contatto.Il primo Novembre si festeggiava Samhain e le persone indossavano costumi fatti con pelle e teste di animali. Fu così che i riti romani e celtici si fusero insieme e molte usanze si sono tramandate fino ad oggi.
La Chiesa Cattolica Romana cercò di imporsi annullando le tradizioni popolari e nell'anno 835 D.C decretò il 1° Novembre festa di tutti i santi.
Immediatamente fu demonizzato e messo sotto una luce sinistra tutto ciò che apparteneva ai riti popolari: figure di spiriti e fate, rappresentanti il mondo della rigenerazione che supera la morte, divennero esseri pericolosi da temere che tornano dalle tenebre ad infastidire i vivi. Le donne da sempre simbolo di fertilità, furono fatte apparire come streghe cattive, il fuoco fu caratterizzato in chiave negativa come modalità per scacciare il terrore, invece di rappresentare la luce che guidava i defunti per tornare a casa.
In seguito si volle consacrare il 2 di novembre come il Giorno dei Morti, celebrato con processioni di gente mascherata da angeli, santi e diavoli. L'uso della zucca, che sembra essere ormai una prerogativa di Halloween, ha invece solide tradizioni in diverse parti del nostro Paese, dove viene intagliata a forma di volto più o meno terrificante e al suo interno si inserisce una candela, la si pone poi all'esterno come segno di protezione. Tra l’altro, la zucca, simbolo di fertilità, era già utilizzata dai Greci e dai Latini, ma anche i Celti adoperavano lanterne ricavate dalle rape per tenere lontani gli spiriti.
In varie parti d'Italia vengono preparati dolci caratteristici di questo periodo: il pan dei morti nella cucina lombarda, la colva pugliese, i pupi di zucchero siciliani, le ossa dei morti, gli stinchetti dei morti che pare risalgano al periodo etrusco, le fave dei morti ossia dolcetti di origine antichissima, visto che ai tempi dei Romani le fave erano considerate il cibo sacro dei morti.
L'usanza di bussare alle porte delle case e chiedere “dolcetto o scherzetto”, anche questa prerogativa dell’ormai imperante Halloween, sembra risalire alla pratica dei cristiani di andare in giro per i villaggi per il 2 novembre ad offrire preghiere per i defunti ricevendo in cambio un dolce di uva passa.
In quasi tutte le Regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.
In Abruzzo si decoravano le zucche, e i ragazzi di paese andavano a bussare di casa in casa domandando offerte per le anime dei morti, solitamente frutta di stagione, frutta secca e dolci. Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi. Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone. A Pettorano sul Gizio (Abruzzo) questa canzone suona così:
"Ogge è lla feste de tutte li sande:
Facete bbene a st'aneme penande…
Se vvu bbene de core me le facete,
nell'altre monne le retruverete."
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