ELEZIONI POLITICHE DEL 4 MARZO: L'EUROPA HA GIA' DECISO CONTRO IL POPOLO ITALIANO
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Redazione-Nelle elezioni del 4 marzo non sarà il popolo a decidere, perché l’Europa ha già abrogato il suo futuro.Le elezioni del 4 marzo saranno decisive per l’appartenenza dell’Italia all’Europa? Le elezioni italiane vengono infatti considerate dall’establishment della UE come un referendum pro o contro l’Europa. Il significato politico del voto del 4 marzo non consiste dunque nella contrapposizione tra coalizioni di centrodestra, centrosinistra e M5S, ma nel confronto tra due schieramenti trasversali: l’europeismo e il sovranismo.La ragion di stato della UE prevale sulla politica italiana e prove inconfutabili di tale supremazia sono il sostegno dichiarato della Merkel a Berlusconi e le assicurazioni fornite qualche giorno fa da Gentiloni al dominus germanico, circa la continuità della politica di integrazione dell’Italia in Europa e la prosecuzione della politica di riforme in senso liberista già imposto dalla UE.
Il diktat della UE
In realtà in Europa si vuole imporre all’Italia la scelta europeista a prescindere dal responso popolare: quale che sia il risultato elettorale e, a prescindere dai nuovi equilibri politici che ne deriveranno, la UE esige governi che garantiscano l’appartenenza dell’Italia all’Europa e all’Eurozona. La Germania quale paese guida della UE ha imposto nella sostanza un diktat: i governi europei dovranno essere costruiti sul modello tedesco, cioè governi di unità nazionale, ignorando e contraddicendo la volontà popolare espressa in sede elettorale. La ratio politica della governance italiana consisterebbe solo garantire l’Europa dalla minaccia montante dell’ondata populista e sovranista.
Esistono quindi due versioni dell’Europa diverse e tra loro contrapposte: quella democratica, liberista, atlantista e quella populista (quindi non democratica), illiberale, sovranista e filo – Putin. Le elezioni si tramutano allora in una sorta di plebiscito (del tutto simile a quelli degli stati totalitari), pro o contro la UE, dato che le elezioni non rappresentano un confronto democratico tra programmi politici contrapposti su cui è chiamato a pronunciarsi il consenso popolare, ma una drastica scelta tra la democrazia, che si identificherebbe con l’Europa e il populismo, che sarebbe per definizione antieuropeo e quindi antidemocratico. In quanto democratica e liberale l’Europa è ovviamente filo atlantica e russofoba: dal punto di vista geopolitico si ripropone sotto mentite spoglie il dualismo proprio della contrapposizione della guerra fredda tra Washington e Mosca.
Le proposte dell’opposizione populista sono considerate infatti dall’Europa e dalla classe dirigente italiana ad essa succube illiberali ed irresponsabili, perché ignorano l’interdipendenza dell’Italia con la UE e quindi viene stigmatizzata la incompatibilità di programmi politici non compatibili con le regole di bilancio europee. Tale interdipendenza legittima peraltro le ingerenze ed i diktat della Germania riguardo alle elezioni italiane: è quindi evidente come l’interdipendenza europea sia lesiva della sovranità degli stati.
Introdurre dazi a difesa della economia nazionale è illiberale, imporre limiti alle migrazioni e il rimpatrio dei clandestini (dopo che la UE ha chiuso le frontiere devolvendo i problemi della tragedia migratoria a carico esclusivo dell’Italia), infrangere le regole del rapporto deficit / PIL onde incentivare gli investimenti, abolire legislazioni sul lavoro e sulle pensioni rivelatesi devastanti sul piano sociale, sarebbero misure in cui si rivela la incompetenza la irresponsabilità che ispira i programmi dell’opposizione populista. Il tratto distintivo di un governo europeista consisterebbe nella competenza nella governance economica, secondo i diktat dell’oligarchia europea. Tale modello di investitura europeo si contrappone al principio della sovranità degli stati, fondata sulla volontà popolare.
La demagogia irresponsabile dei populisti proporrebbe programmi irrealizzabili perché incompatibili con i vincoli europei e minerebbero le basi della integrazione dell’Italia in una Europa che ha introdotto trasformazioni sistemiche nel paese. Ma l’integrazione in Europa comporta scelte politiche in favore di un ordinamento oligarchico – tecnocratico che ha nei fatti delegittimato la costituzione e annullato la dialettica democratica.
L’Europa e i mercati hanno già votato contro il popolo italiano
La contrapposizione tra europeismo e sovranismo sarebbe dunque decisiva per il futuro dell’Eurozona. Ma le decisioni circa il futuro dell’Eurozona saranno nei prossimi mesi oggetto di trattativa esclusiva tra la Germania della Merkel e la Francia di Macron, mentre agli altri paesi sarà solo concesso di adeguarsi alle scelte dei paesi dominanti.
L’europeismo dell’Italia non si è sempre identificato con l’irrilevanza politica italiana in sede europea? L’europeismo si rivela dunque una non – scelta: si riassume nel perenne adeguamento subalterno ad una Europa oligarchica, istituita sulla base di un integralismo economico – ideologico in cui non sono concepibili altre opzioni politiche se non quelle di governi dotati di poteri esclusivamente esecutivi, rispetto alle decisioni sovrane dei poteri finanziari – tecnocratici della UE.
In Europa non c’è spazio per sovranità e democrazia: esistono solo governi che possono governare perché legittimati dalla oligarchia UE e altri, che pur vincendo le elezioni, non sono conformi ai diktat europei e non possono governare. In futuro saranno cioè possibili solo governi di larghe intese, europeisti, a prescindere dal consenso popolare, o governi tecnici guidati dalla troika.
Alla lunga le elezioni si tramuteranno in Europa in forme di acclamazione rituale alle classi dominanti, tipiche dei regimi totalitari. Il 4 marzo non sarà l’Italia a votare pro o contro l’Europa dato che l’Europa e i mercati hanno votato per se stessi in nome, ma non per conto,
semmai contro il popolo italiano.
Fonte:Luigi Tedeschi-controinformazione.info
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