COREA, MOON CHUNG-IN ALLA JOHN CABOT: NEL DISIMPEGNO DI TRUMP OPPORTUNITÀ DI INDIPENDENZA PER COREA DEL SUD E TUTTI I POTERI MEDI
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Redazione- “Il Presidente Trump vuole che la Corea del Sud aumenti la propria spesa militare fino al 5% del PIL, come lo chiede a tutti i membri della NATO; ma ancora più importante è che Trump vuole cambiare gli accordi sulle forze militari americane stanziate in Corea del Sud, su cui al momento deve esserci un confronto con il governo Sudcoreano ogni volta che gli USA vogliono aumentare o diminuire la capacità bellica: il Presidente Trump vorrebbe avere autorità decisionale completa su tali spostamenti, senza alcun confronto con Seul".
Così il professor Moon Chung-In, professore di relazioni internazionali ed ex consigliere del governo Sudcoreano, al convegno “Il futuro della penisola Coreana” alla John Cabot University, organizzato dal Guarini Institute for Public Affairs.
"Il presidente Lee Jae-Myung - ha aggiunto-si è opposto fermamente poiché questo aumenterebbe l’instabilità della sicurezza della penisola: abbiamo bisogno di avere controllo su un movimento così potente e strategico nel nostro territorio. Di fatti, una nostra preoccupazione è la crescente discontinuità che ha caratterizzato la politica estera statunitense negli ultimi anni, nonostante il più grande elemento di protezione che la Corea del Sud ha rimanga l’ombrello nucleare protettivo garantito da USA e Giappone.”
“La Corea del Nord- ha osservato il professore- continua ad aumentare la sua capacità bellica, con l’elemento più preoccupante rappresentato dal totale di sei round di test nucleari che ha condotto. Tre anni fa Kim Jong-Un ha cambiato ufficialmente la dottrina nucleare nordcoreana: un tempo aveva stabilito che non avrebbero mai utilizzato armi nucleari come primo strumento bellico ma solo per difesa; ora la Corea del Nord è pronta a utilizzare testate nucleari come strumento di guerra preventiva, nel caso dovesse percepire una minaccia contro la propria sovranità”
“Un fattore critico- ha rilevato- è anche la perdita del valore anche della Cina come peacekeeper: mentre prima tra Pechino e Pyongyang venivano mantenuti forti legami diplomatici e d’influenza, sembra che ormai neanche la RPC possa più esercitare un’influenza sul regime di Kim e quindi essere un mediatore per noi utile come in passato è stato.”
“Lancio un appello- ha proseguito il docente- data l’instabilità della politica estera di Washington e la crescita delle tensioni sino-americane, tutti i poteri medi, come Corea del Sud, Giappone, Francia, Germania e Italia, dovrebbero unirsi e collaborare sempre di più, così da essere un’alternativa forte per la cooperazione internazionale e custodire la pace globale.”
Parlando della quattro maggiori sfide per il futuro della Corea del Sud, Moon ha detto: "Saranno la crisi della democrazia, che negli ultimi anni è diventata qualcosa di non più scontato, ma fino ad ora il sistema di bilancio dei poteri ha tenuto difendendo la nostra democrazia; la sfida della pace e della sicurezza, soprattutto ovviamente per le relazioni intra-coreane, poiché il nostro governo sta provando a diminuire le tensioni ma il governo del Nord non sembra intenzionato a fare lo stesso; oggi dobbiamo preoccuparci anche della crescita economica, mentre prima eravamo stabilmente su crescite intorno al 5%, oggi siamo bloccati all’1%"
"Per ora non siamo ancora in fase di recessione ma potremmo vedere persino questo nel prossimo futuro". "Infine- ha concluso Moon Chung In- la società si è estremamente polarizzata, come anche in Europa e negli Stati Uniti, qualsiasi tema va trattato nei rigidi paradigmi di destra e sinistra con un duro confronto tra le parti che divide la società”.
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