ORICOLA, INTERVISTA CON IL NUOVO DIRETTORE DELLO STABILIMENTO DELLA COCA COLA ING.NICOLA IADANZA
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Oricola-Per scrivere il libro ho avuto l’opportunità di conoscere i tre Direttori dello stabilimento Coca-Cola HBC Italia di Oricola. Nel 2011 mi sono incontrato con l’Ingegner Fausto Rubini, un simpatico quarantenne bresciano, dai modi informali, che mi ha anche fatto fare un ampio giro nel grande stabilimento. “Stabilimento nato nel 1989 –dice Rubini- dopo un attento studio idro-geologico. La scelta di Oricola fu fatta per varie ragioni. Perché nel sottosuolo c’è acqua abbondante e pura, la zona è ben servita dall’Autostrada A24 e dalla Tiburtina ed è vicina a quel grande mercato di consumo che è la Capitale”. Parlammo di molte cose in quelle conversazioni, dalla struttura all’organizzazione della grande multinazionale che all’epoca aveva in Grecia la sede per 28 paesi in cui opera. Nel giro che facemmo in Azienda ebbi modo di osservare il livello elevato di automazione dei processi produttivi, svolti in ambienti razionali, puliti ed ergonomici, con lavorazioni però, come nel reparto delle “soffiatrici”, rumorose. L’Azienda aveva già in programma di migliorare la qualità del lavoro anche in quei reparti. Il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori, la ricerca continua a migliorare i processi di qualità dei prodotti e del servizio, un buon clima interno furono mie considerazioni positive che corrispondevano a precise scelte aziendali. Il successivo Direttore Paolo Lonardi mostrò subito una grande sensibilità culturale nel sostenere il progetto del libro che gli illustrai. L’occasione di un incontro ed una sua intervista fu questo. Siamo nell’agosto 2012 e ad Oricola divampava la rivolta per la difesa della scuola elementare Livio Mariani, dichiarata però, a grave rischio di crollo, da un’indagine scientifica approfondita svolta da qualificati tecnici imparziali. In un tumultuoso Consiglio Comunale, il capo dell’opposizione, avvocato Marcangeli, per sostenere l’inopportunità di costruire la nuova scuola vicino alla Coca-Cola, accusò la stessa di inquinamento ambientale. Grave affermazione che poteva creare inquietudini e preoccupazioni tra la popolazione, motivo per cui andai subito a chiedere spiegazioni al Direttore. Un sessantenne veronese, dal piglio giovanile, in azienda da quarant’anni e adesso, novembre 2015, in pensione. In sostanza il Direttore mi disse: “Che per la filosofia e per l’etica aziendale che si basa sul massimo rispetto ecologico verso l’ambiente esterno e sulla più ampia sicurezza dei lavoratori nei processi produttivi interni, si sono fatti notevoli investimenti per ottenere energia solare con i pannelli fotovoltaici e abbiamo realizzato un grosso impianto di cogenerazione che produce energia elettrica attraverso un motore termico alimentato a metano che viene utilizzato, inoltre, per produrre il riscaldamento d’inverno ed il raffrescamento d’estate.”. Naturalmente non appena i “rivoltosi” raggiunsero il loro scopo, ovvero la caduta del Sindaco allora in carica, Andrea Iadeluca, di inquinamento da parte della Coca-Cola non si è più sentito parlare.
Ed eccomi qui, di nuovo, davanti ai cancelli del grande stabilimento per una terza, doverosa, intervista al nuovo Direttore, Ingegner Nicola Iadanza. “Il settimo Direttore da quando è sorta la fabbrica” mi dice ridendo. Giovane, appena trentasette anni per un incarico di così alta responsabilità, napoletano, cordiale, sempre in movimento, ingegnere meccanico, proveniente dalla Nestlé e Direttore dello stabilimento da tre anni. Ci accomodiamo nel suo ufficio. Domando:
“Quale fu la prima impressione che la colpì venendo a dirigere questa Azienda?” Mi risponde dopo un attimo di riflessione. “Fui colpito positivamente dall’attaccamento dei lavoratori all’Azienda, al suo marchio, con una sorta di orgoglio nel lavorare in questa fabbrica, che certamente è cambiata negli anni, anche con forti trasformazioni organizzative, che hanno però perseguito sempre lo scopo di migliorare”. Lo interrompo con una domanda, al fine di capire se ci siano state eventuali difficoltà:
“Negli ultimi due anni ci sono state ristrutturazioni che hanno interessato i lavoratori, tra i quali anche alcuni oricolani. Perché?” Il Direttore non si scompone, forse si aspettava una domanda del genere e sembra sincero quando risponde. “Beh, io ne so qualcosa, essendo venuto a dirigere l’Azienda proprio nel pieno della riorganizzazione. Non dobbiamo nascondere che, magari meno della concorrenza, anche noi però abbiamo subito il peso della crisi con una contrazione dei consumi. Adesso per fortuna c’è una leggera ripresa che speriamo si consolidi, dovuta alla stagione particolarmente calda e all’Expo di Milano, recentemente concluso, di cui Coca-Cola è stata uno degli sponsor principali. In una situazione di riduzione dei consumi bisogna comunque trovare la strada, non semplice, di maggior efficienza, produttività e redditività degli investimenti e questo ci ha portato a concludere un processo, già iniziato, di esternalizzazione di tutta la gestione del Magazzino, dalla materia prima allo stoccaggio del prodotto finito.”
“Che cosa ha comportato per i lavoratori coinvolti?” chiedo, ricordando il mio vecchio passato di sindacalista. “Questi processi –risponde il Direttore- decisi dall’Azienda sono stati però gestiti responsabilmente con le organizzazioni sindacali, la CISL, storicamente forte nello stabilimento, la UIL e il CUB (N.d.A Noto che non è presente la CGIL) che votate dai lavoratori formano la RSU aziendale. C’è da sottolineare che l’appalto è stato affidato a un provider logistico come NUMBER ONE, una costola della BARILLA ed ora in proprio, che gestisce altri business importanti oltre al nostro. Un partner dunque di assoluta qualità. Ai lavoratori interessati, sono state prospettate dall’Azienda varie possibilità. La prima e più naturale era quella di passare al nuovo provider con tutte le garanzie del caso, oppure trasferirsi, con un aiuto economico dell’Azienda, in un altro stabilimento del gruppo, sempre comunque in Italia o ancora, infine, accettare un’uscita volontaria incentivata economicamente dall’Azienda, utilizzando gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge (mobilità). Quindi nessun ricatto e nessuna lettera di licenziamento. Anche la leggera contrazione occupazionale, derivante da queste scelte organizzative, è servita e serve a fare di Oricola è lo stabilimento di produzione per il Centro Italia come dimostrano, ad esempio, anche i forti investimenti per l’autosufficienza energetica, già raggiunta, anche se rimaniamo attaccati alla rete ENEL… Anzi colgo l’occasione per darle una notizia in anteprima. Lo stabilimento di Oricola sarà quello, pilota nel gruppo, per l’introduzione di una nuova tecnologia che produrrà energia elettrica dal trattamento delle acque di scarico. Il così detto biogas, ovvero un trattamento anaerobico, cioè svolto in assenza di ossigeno, che “costringe” così i batteri a produrre metano, da cui tiriamo fuori l’elettricità.
Niente male vero?” Interrompiamo per prenderci un caffè in una saletta vetrata da cui si possono osservare le linee di produzione, sulle quali gli operatori esercitano il controllo, intervenendo raramente, in ambienti molto puliti ed ergonomici. “Dal 2015 al 2020 –continua Iadanza- vogliamo ulteriormente ridurre del ben 40% l’emissione di CO2, di anidride carbonica, nell’atmosfera. CO2 che, teoricamente, si ha anche accendendo un fiammifero… Questo il nostro impegno concreto per la difesa dell’ambiente.” “E per la sicurezza interna? Per la qualità nel lavoro degli operatori?” Il Direttore risponde: “In sostanza il nostro processo produttivo è semplice. Entrano in Azienda tre materie prime che vengono stoccate nei silos che lei vede. Ovvero lo zucchero, l’anidride carbonica ed il “famoso concentrato” che acquistiamo dalla The Coca-Cola Company. La quarta materia prima, fondamentale per il prodotto finito, è l’acqua, che qui abbiamo in abbondanza e di ottima qualità. Queste materie di base, continuamente monitorate, vengono miscelate ed imbottigliate, pronte per il consumo. In un processo produttivo ad alta automatizzazione. Certamente ci sono reparti più disagiati per il rumore, ma abbiamo già cambiato una vecchia “soffiatrice” con una più nuova e nel 2016, nelle aree interessate, utilizzeremo pannelli fonoassorbenti per ridurre l’esposizione dei lavoratori ai decibel. La miglior condizione lavorativa per noi è importante, così come prevenire e migliorare la sicurezza interna. Qui gli incidenti sul lavoro sono pochi e di lieve entità ed in genere non derivano ne’ dalla tecnologia ne’ dai processi di produzione, ad esempio nel 2013 abbiamo registrato 0 incidenti e nel 2014 solo 3. Anche quando però c’è l’errore umano, noi lo utilizziamo per fare tutte le verifiche necessarie ed evitare che possa accadere di nuovo. Speriamo di non doverlo mai usare, ma abbiamo messo anche un defibrillatore automatico. Insomma abbiamo a cuore la salute dei nostri lavoratori, la risorsa principale dell’Azienda. Mi dispiace solo che ci siamo poche lavoratrici, una decina su novantacinque dipendenti. Proprio in questi giorni abbiamo assunto un ingegnere donna. Sull’occupazione femminile ci sono retaggi storici da superare”.
“Qual è il rapporto dell’Azienda con il Comune di Oricola e con il territorio? –domando - “Il Direttore, anche se mi dice che questa è la sua prima intervista, mi sembra sempre più a suo agio nel rispondere alle domande. Il tempo scorre piacevolmente e alla fine dell’intervista saranno passate due ore e non ce ne siamo accorti. “C’è un rapporto collaborativo con il Comune di Oricola fatto di concretezza. Se c’è un problema si risolve. E per quanto riguarda il territorio basta guardare tutta questa bellezza che ci circonda, questo verde, la natura che ci accoglie e ci protegge, per essere contenti nell’aver impiantato proprio qui il nostro stabilimento” Domando ancora: “Un’Azienda come Coca-Cola HBC Italia ha certamente lo scopo di produrre, di vendere e realizzare profitto, ma anche un ruolo sociale.
E’ così? Che ne pensa?” Il Direttore riflette a lungo, poi mi risponde: “E’ una questione complessa. Ho ben presente che in questo territorio, fino a qualche decennio fa, si viveva soprattutto di agricoltura, di pastorizia. Non è semplice la trasformazione di popolazioni contadine in operai, in lavoratori dell’industria, che ha altri tempi, altri ritmi, altre idee. Però non sfuggo alla domanda sul nostro ruolo sociale e culturale. Da oltre tre anni, ad esempio, lavoriamo con i giovani, con le scuole di ogni ordine e grado di tutto il Centro Italia, attraverso il programma educativo Fabbriche Aperte, promosso da Fondazione Coca-Cola HBC Italia. Ogni mercoledì gli studenti, almeno un centinaio alla volta, visitano lo stabilimento e realizzano poi un progetto creativo su un argomento che cambia di anno in anno. Quest’anno il tema è stato sulla problematica ambientale e sul riciclo dei rifiuti e il premio per il miglior svolgimento è andato proprio ad una scuola abruzzese. Tenga conto che in 3 anni abbiamo accolto più di 3.000 studenti abruzzesi e laziali. Diamo inoltre un contributo a molte attività sportive e culturali. Abbiamo anche sponsorizzato il suo libro. Adesso che me lo ha ulteriormente illustrato e vedendo queste bozze, quasi pronte per la stampa, mi rendo conto che è un lavoro innovativo ed importante e mi piacerebbe trovare il modo di presentarlo in Azienda. Certo, proprio per l’importanza dello stabilimento, sulla Coca-Cola affiorano a volte luoghi comuni, leggende “metropolitane”, retaggi di altre culture che non sempre si adattano alla modernità e alla industrializzazione. Le voci sull’inquinamento sono facilmente smontabili, ma ogni tanto compare quella sull’acqua, ovvero che sarebbe la Coca-Cola ad inaridire le falde sotterrane e contribuire alla temporanea ma antica mancanza di acqua nel territorio e ad Oricola. E’ vero esattamente il contrario. Noi forniamo acqua al Comune di Oricola. Abbiamo aiutato, con il geologo che lavora per noi, il Comune negli ultimi sondaggi idro-geologici per localizzare l’acqua nel terreno. Le cause della mancanza idrica sono altre e concordo che è un servizio fondamentale che andrebbe garantito sempre e per tutti. Qui sotto c’è un grande bacino, un bene prezioso e di ottima qualità che scorre in due falde. Una di superficie, a meno di cento metri, e una di profondità, di trecento-quattrocento metri. Il sottosuolo è come una groviera. Ci sono cioè dei buchi argillosi circondati da calcare che rendono a volte difficili le perforazioni, ma preservano l’acqua che scorre in questi buchi. Ora le do altre due notizie importanti. La prima è che, a breve, faremo la certificazione della falda sotterranea, ovvero, su una parte molto ampia di territorio, a cominciare da qui, studieremo scientificamente la assoluta sostenibilità del prelievo e la tutela delle acque. La seconda è che abbiamo trovato un’acqua che ha tutte le caratteristiche per diventare un’acqua minerale. Magari ci vorrà del tempo con le autorizzazioni, i Ministeri –ride- ma forse avremo l’acqua minerale imbottigliata ad Oricola.”. Gli faccio un’ultima domanda:
“Caro direttore, la ringrazio per l’intervista. Vuole ancora dire qualcosa, a futura memoria, per i nostri lettori?” “Già abbiamo finito? –ride- No, sono io che la ringrazio per questa opportunità e, nel concludere, vorrei sottolineare questo concetto. Non è solo importante il forte legame tra lavoratori ed Azienda, ma anche tra noi ed il territorio, perché abbiamo piena coscienza che, tutelando il territorio, tuteliamo noi stessi. Anche in situazioni drammatiche, come il terremoto dell’Aquila del 2009, dove l’Azienda è intervenuta supportando la Croce Rossa Italiana in aiuto della popolazione colpita così duramente. Sviluppando concretamente, come ho cercato di dire, la cultura della buona industrializzazione, nel rispetto della natura e delle persone, noi non trasformiamo soltanto materie prime, ma modi di vita, idee, coscienze e facciamo fare a tutti un passo in avanti nel progresso e nello sviluppo sostenibile. Diamo anche cultura, non solo un posto di lavoro ed un salario. In fondo non è anche quello che fa anche lei con le sue “storie”? Ci salutiamo cordialmente. Esco dallo stabilimento accompagnato dal gentile assistente del Direttore, Maurizio Giordani, mentre nell’aria, come se le stagioni si fossero invertite, si spande una dolce aria di primavera.
da"LA STRADA DI CASA STORIE DA ORICOLA e DAGLI oricolani" di Tullio Lucidi